.- tre teneri bimbi, virgulti innocenti che un giorno metteranno le spine, verso i quali Egli aveva tenerezze di madre, come, nella intimità della casa felice, pareva un figlio alla sposa. No, no! Inferocire su quell'idillio non era necessario! Altrove poteva la sorte cieca e maligna eleggere lo strumento di pace e di giustizia. E questa vecchia carcassa di chi oggi vi parla, che la vita ha tutta ormai spesa e che il proprio inverno avrebbe barattato con gioia per salvarvi la primavera superba del Nostro Eroe, è oggi dilaniata dal rammarico, direi dal rimorso, di non essersi imposta col peso dell'anzianità a cui forse Egli avrebbe obbedito nella sua gagliarda imprudenza. Lasciate, o colleghi, che io cessi queste parole così impari e che il singhiozzo minaccia di rompere, ch'io dimentichi dove siamo e donde parliamo, ch'io m'inginocchi idealmente accanto alla salma del figliolo prediletto e gli carezzi la fronte e gli chieda perdono della mia, della nostra indegnità, e gli dica tutta la gratitudine nostra, la gratitudine di tutto un popolo. E gli giuri, a nome di voi tutti, che la sua ombra presto sarà placata >>. * * * 11 discorso dell' on. Turati, tutto pervaso di un fremito di fede, è sottolineato dal fervido consenso dell'uditorio. Quando l'oratore, con voce fatta vibrante e decisa, esclama che <<isoli eletti stanno sull'Aventino delle loro ~oscienze, donde nessun adescamento li rimuove sinchè il sole della libertà non albeggi)), l'assemblea scatta in un applauso concorde nel quale ciascuno riafferma un proposito solenne e assume la propria responsabilità in cospetto alla coscienza del Paese. Altri applausi e segni di consenso accompagnano le altre espressioni più alte del magnifico discorso, dove vibra - a traverso un'eloquenza nobile, 230 Biblioteca Gino Bianco
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