Umberto Terracini e altri - Matteotti

ragione, ma con la catena dei delitti, con la tregenda delle sopraffazioni eser• citate su quel popolo; col dileggio di ogni umana dignità; con la tragedia del terrore, accoppiata alla coreografia di vetusti trionfi mal redivivi. Lo credettero in buona fede; alcuni - sempre più radi - lo credono ancora. Una leggenda dispersa Ma per poco, ormai. L'oscena leggenda è sfatata. Giacomo Matteotti l'ha dispersa; l'ha dispersa per sempre. L'edificio dell'iniquità e dell'ipo• crisia crolla da ogni parte. Ah! sì. I masnadieri avevano bene scelto, avevano mirato giusto, sop• primendo il nostro migliore. Mirando al suo cuore, sapevano di mirare al nostro cuore. Ma ignoravano la sanzione inesorabile che fu sempre nelle vicende del mondo. Ignoravano - fu confessato - che il delitto era soprattutto un errore. Che la vittima sarebbe stata il giustiziere. Che la coscienza di un popolo, che ba millenni di storia e di gloria, si assopisce, si comprime, ma non si spegne. Che i morti non pesano soltanto, ma sopravvivono. Giacomo Matteotti vince morendo e ci accompagna e ci guida. Se com• memorazione è questa, se questo è un lugubre rito, non è l'epicedio sul suo tumulo ignorato, non è la riconsacrazione di una salma che non può riap· parire e che più è presente quanto assente e celata. Altro è oggi il funerale. Altri sono i morti. L'edificio dell'iniquità e dell'ipocrisia crolla da ogni parte. Neppure la speculazione ultima, e la più scaltra en audace - quella sulla nostra specu · 228 BibliotecaGino Bianco

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