' I nostri e d'Italia; questo vivo, nell'odierno rito, è trasfigurato. E' Lui ed è tutti. E' uno ed è l'universale. E' un individuo ed è una gente. Invano gli avranno tagliuzzato le membra, invano (come si narra) lo avranno assoggettato allo scempio più atroce, invano il suo viso, dolce e severo, sarà stato sfigurato. Le membra si sono ricomposte. Il miracolo di Galilea si è rinnovato. A che le vane ricerche, o farisei d'ogni stirpe? A che gli idrovolanti sul lago, a che il perlustrare la macchia, il frugare nei forni? L'avello ci ha reso la salma. Il morto si leva. La mia idea non muore E parla. E ridice le parole sante, strozzategli nella gola, che furono da uno dei sicarii tr~mandate alle genti, che son Sue quand'anche non le avesse pronunciate, che son vere se anche non fossero realtà, perchè sono l'anima Sua; le parole che si incideranno nel bronzo, sulla targa che mureremo qui o sul monumento che rizzeremo sulla piazza a mònito dei futuri: « Uccidete me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai ... La mia idea non muore ... I miei bambini si glorieranno del loro padre ... I lavoratori benediranno il mio cadavere.·. . Viva il Socialismo! ». E' qui trasfigurato, o colleghi. E di ciò il mio egoismo si duole, il mio piccolo egoismo di individuo, di fratello maggiore, di anziano, di padre: chè Egli non è più soltanto il mio figliolo prediletto. L'uomo di parte, l'assertore nobile ed alto di un'idea nobilissima, quegli che fu, per noi socialisti, tutto in una volta, il filosofo, il finanziere, l'oratore, l'organizzatore, il commesso viaggiatore, l'animatore sovratutto, il pensiero insomma e la 225 Biblioteca Gino Bianco
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