integro magistrato, inaccessibile a qualsiasi tentativo diretto a farlo deviare dalla retta via. Come e perchè, anche lui, al pari di tanti altri magistrati del tempo, venne affetto da servilismo, sedotto dallo spirito del male e trascinato alla perdizione? Lo spiegherò con le parole che il grande poeta irlandese, Tommaso Moore, nel suo splendido poema << Gli amori degli Angeli », pone in bocca al primo degli angeli caduti: « lddio concesse afla Donna tanta potenza di parole e d'affetto nella verità· e nelle finzione, nella gioia e nel dolore, che Ella può tutto, può salvare e perdere, dare la Vita o la Morte ». • • • Dopo cinque giorni dall'ultimo colloquio con Donato Fagella, io giungevo a Catania nel pomeriggio e, lasciate le valigie all'albergo, mi recavo al Palazzo di Giustizia inatteso. Senza la sòlita pompa ufficiale prendevo possesso nello stesso Gabinetto del Procuratore Generale, ove veniva compilato il verbale della presa di possesso firmato da me e dal Presidente di Sezione, Antonino Romano di Catania. Dopo di che spedii il telegramma. dell'annunzio del mio arrivo e della immediata presa di possesso al Ministro Alfredo Rocco. Ciò avveniva in un giorno del settembre 1925. La Magistratura, il Foro e la cittadinanza di Catania rimasero stupefatti della cosa; tutti capirono che la mia promozione era, nè più nè meno che un larvato castigo per la mia ribellione alle pretese del regime fascista. Il che produsse per reazione una generale tacita manifestazione di simpatia nella maggioranza della cittadinanza catanese avversa a Mussolini e al fascismo; simpatia durata fino alla mia partenza avvenuta dopo 11 mesi dal mio arrivo in quella bella e deliziosa città della Sicilia. 211 Biblioteca Gino Bianco
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