Umberto Terracini e altri - Matteotti

ingiurie e le minacce del capobanda, e che eguale dichiarazione era stata fatta dal Thiershwall nei suoi interrogatori, invano mi sforzai di convincerlo che, tolto il rapporto infrangibile di mezzo a fine intercorrente fra ratto ed assassinio, divenivano inesplicabili entrambi i reati e che il solo enunciare questa mostruosa ipotesi avrebbe fatto ridere anche i polli. Il Del Vasto rimase irremovibile nel proposito di estendere la sua requisitoria nei termini che aveva enunciato. Allora gli dissi di riferire al suo principale ( Crisafulli) che da parte mia non avrei assolutamente seguito le direttive della Procura Generale. Da quel giorno evitai ogni contatto col Del Vasto la cui malafede non ammetteva dubbio di sorta: lo spirito del male l'aveva sedotto. Trascorsi pochi giorni dall'incidente ora riferito, una mattina venne in casa mia il Presidente Fagella. Dopo un discorso su cose insignificanti, ad un tratto mi disse : cc Tu, nel tempo passato, mi confidavi di stimare il Sostituto Del Vasto per le sue conclusioni di rigetto degli appelli di tutti gli alti e bassi delinquenti, immeritevoli di qualsiasi umana e legale considerazione. Hai forse ora mutato parere circa la condotta morale di lui? ». <e Sì - risposi - dopo l'ultimo colloquio avuto con costui! >>. E il Fagella: <e Come mai si può così facilmente e rapidamente mutare parere sul conto di una persona? ». Ed io : cc Forse che gli uomini sono immutabili come gli assiomi o i teoremi della geometria? Mi accorgo, amico mio, che anche tu, a quanto pare, cominci a cambiare dalla decisione presa fra te, me e Tancredi, che cioè tu.tti gli impu.tati del ratto e dell'assassinio del deputato Matteotti dovevano essere rinviati al giudizio della Corte di Assise di Roma, secondo la rubric~ del processo. Ricordo che tu, fino ad un mese fa, fosti precisamente di 206 Biblioteca Gino Bianco

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