grigiore cui beffardamente era stata consacrata dal colpo di Stato dell'ottobre 1922. Le note e i ricordi di Mauro Del Giudice, da questi altrimenti designate come « cronistoria del processo Matteotti >> sono invece ignote ai più. Apparse infatti una prima volta nel 1954, già a cura dell'Editore Lo Monaco, esse non giunsero però allora fino al largo pubblico al quale tuttavia il nobilissimo magistrato aveva pensato come al destinatario necessario della sua ardente denuncia. Ripubblicandole l'Editore assolve ora un compito meritevole di civica in/ ormazione, poichè le pagine di Mauro Del Giudice costituiscono un momento decisivo di quella informazione responsabile sul grande dramma nazionale del quale Matteotti fu il maggiore olocausto senza la quale il giudizio di popolo rimarrebbe incompleto. Mauro Del Giudice scopre infatti dinanzi a noi - e ne restiamo sbigottiti - un abisso inatteso di sordida viltà e di corruzione morale là dove ci si era sempre sforzati di credere che esistessero e operassero soltanto le più severe virtù civili. Noi apprendiamo ora, e dal più attendibile testimonio, come il fascismo, pestilenza dello spirito prima ancora che rovina di libere istituzioni, fosse purtroppo riuscito in breve ora a penetrare col suo potere ammorbante financo nei sacri penetrali della giustizia. Così, dopo la grande luce lampeggiante dalle parole di Matteotti_. ci riempie il cuore - curvo il capo su queste pagine - il gelo tenebroso che promana dalle sussurrate istigazioni all'infamia, là, nei drappeggiati gabinetti delle Procure Regie asservite al tiranno. Ma poi ecco che si apre solenne il grande ciclo celebrativo. E come un arco di gloria, lanciato al di sopra del ventennio di sangue e di disonore, dal discorso di Filippo Turati nel giugno 1924 a quello di Vittorio Emanuele Orlando del giugno 1945, si alza dal profondo della nazione l'inno di pietà, di amore e di esaltazione per l'eroe ucciso. Allora il cuore ci si riempie di orgoglio per questa nostra umanità che. sa generare, per i propri destini ascendenti, figli tanto generosi di sè 'al servizio del bene comune, in salvezza della civiltà. ~ 16 BibliotecaGino Bianco
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