Umberto Terracini e altri - Matteotti

Da quel tempo non ebbi più occasione di parlare col mio apprezzato collaboratore. Quando c'incontravamo per istrada, ci salutavamo soltanto con gli occhi, poichè entrambi eravamo pedinati da spie, incaricate di riferire a chi di dovere, (come aveva detto il povero Finzi nella sua prima deposizione) quanto vedevano e sapevano sul conto di noi due. E poichè in queste rievocazioni non avrò più occasione di parlare di lui, dirò che il mio povero collega, alla Cassazione, fu abbeverato di fiele e contristatò di cocenti umiliazioni. Visse altri dodici o tredici anni una vita di angoscia, osservando tutti i magistrati, a lui inferiori per anzianità e per merito, promossi al grado superiore e, per maggior dispregio, posto in sottordine di Antonio Albertini, promosso Procuratore Generale del Supremo Collegio dopo avere operato l'infame salvataggio di tutti gli accusati dell' assassinio Matteotti. L'infelice mio collaboratore, di debole costituzione, morì di crepacuore proprio nello stesso tempo in cui moriva Donato Fagella! 191 Biblioteca Gino Bianco

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