lo », diretto da Giuseppe Donati, uomo d'indiscussa probità e di sincera fede cattolica, ma che - per sua mala ventura - era uno spirito squilibrato, di carattere diffidente e sospettoso. Egli, fin dai primi giorni, senza alcuna ragione plausibile, aveva preso a diffidare dell'opera che, io e Tancredi, svolgevamo al fine di accertare imparzialmente tutte le responsabilità ninna esclusa, e sapete perchè? Per il motivo che non avevamo spiccato mandato di cattura anche contro Mussolini, come egli pretendeva negli ar- . ticoli del suo giornale, dimostrando così la sua piena ignoranza dei rudimenti del diritto costituzionale e degli articoli dello Statuto del Regno, allo- . . ram vigore. Nella prima metà del dicembre di quell'anno Donati, senza chiedere il parere e l'autorizzazione dei capi del Partito Popolare, inviò una lunga e particolareggiata denunzia al Presidente del Senato, nella quale accusava il" Senatore De Bono quale complice nei delitti di ratto ed assassinio del depu• tato Matteotti, e domandava che il De Bono venisse giudicato dal Senato, costituito in alta Corte di Giustizia. Allorchè questa notizia venne appresa dal pubblico, cagionò stupore e indignazione, giacchè quanti avevano fior di senno compresero che tal fatto avrebbe arrecato danno gravissimo alla Giustizia. Ed invero, il voto di piena fiducia emesso a favore di Mussolini, appena 10 giorni dopo l'assassinio di Matteotti, con 30 voti di i;naggioranza contro soli 28 di opposizione, susseguiti anche da altre votazioni favorevoli, aveva provato che l'Alto Consesso era, per oltre quattro quinti, aggiogato al fascismo. 187 iblioteca Gino Bianco
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