• I Ci dovemmo recare sul posto per il riconoscimento della salma e il lavoro di autopsia della stessa. È impossibile descrivere lo spettacolo che offriva quell'ammasso informe di carne umana e il puzzo orrendo che sotto il solleone si sprigionava da quella fossa, dalla quale venne estratta la misera salma dell'infelice deputato socialista . .·Facemmo trasportare quelle spoglie nel cimitero di Riano e rimandammo al giorno dopo le operazioni di autopsia. Durante l'esame dei periti, dottori Massari e Belluzzi, non potendo reggere al fetore insopportabile, lasciai Tancredi a presenziare alle operazioni dei periti settori ed andai a sedermi nel punto opposto del cimitero, all'ombra di un grande albero, sopra un mucchio di grosse pietre colà accumulate. Fra i cinque o sei deputati socialisti, chiamati per il riconoscimento, c'era l'On. Filippo Turati, capo del gruppo socialista alla Camera ed amico intimo di casa Matteotti. A un certo momento Turati si avvicinò a me e, sedutosi anch'egli su quelle pietre, mi rivolse la parola, dicendomi: « Signor Presidente, lo avrebbe mai creduto che saremmo giunti a siffatti "? tempi. ». Gli risposi sottovoce, nella tema che persone, le quali si potessero trovare dietro il muro del cimitero, ascoltassero il nostro discorso : << Verrann.o tempi ancora più calamitosi di questi. Ascolti questo mio fraterno consiglio: C.(3rchail più presto possibile di varcare la frontiera e si vada a rifugiare all'estero. ~erò, non dica ad a/,cuno di avere ricevuto da me questo consiglio, per motivi facili a comprendersi ». Poi continuammo a parlare a lungo intorno alla situazione politica. Non mancai fargli comprendere essere stato un grave errore l'abbandono del campo della lotta, dopo l'assassinio di Matteotti, come avevano praticato le oppo161 Biblioteca Gino Bianco
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