Umberto Terracini e altri - Matteotti

' I rica di Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno, destando così l'invida rabbia di altri gerarchi fa scisti di lui più anziani ma meno intelligenti. Pochi mesi dopo raggiunto l'alto ufficio, aveva contratto in Roma un matrimonio d'amore, impalmando una graziosa e distinta giovane, la signorina Mimi Clementi, nipote per parte materna dei Cardinali Serafino e Vincenzo Vannutelli da Gennazzano. Gli sposi avevano vissuto per quasi due anni. in un dolce idillio d'amore, fino al tempo del delitto Matteotti, quindi erano precipitati nella sventura. Poichè la pubblica opinione, ignorando lo stato vero delle cose, ingiustamente aveva fatto risalire la responsabilità del maleficio su De Bono e Finzi, Mussolini aveva consigliato quest'ultimo a dimettersi dal proprio ufficio cercando così di sviare la responsabilità sua e del regime fascista. Al giusto diniego del Finzi di offrirsi quale capro espiatorio, il Duce lo aveva destituito in maniera clamorosa, e, nel suo animo iniquo, ali' antica benevolenzà era subentrato l'odio che si era accresciuto ed era divenuto implacabile allorchè aveva saputo delle due deposizioni testimoniali del Finzi avanti esposte. Sorvegliato da spie, notte e giorno, non gli fu mai possibile di porsi in salvo con la fuga in Francia o altrove, come avevano fatto Sforza, Turati, Chiesa, Modigliani, Alberto Giannini, Treves ed altri odiati da Mussolini e così, quando accadde l'episodio di via Rasella, Finzi, catturato dai fascisti rimasti in Roma, fu consegnato insieme con gli altri infelici ostaggi ai tedeschi e fucilato alle Fosse Ardeatine. Finzi è l'unica figura che uscì illibata dal pantano del putridume fascista, con la testa circondata dall'aureola del martirio. Egli espiò il delitto di avere, davanti l'Autorità giudiziaria legittima del proprio paese, testimoniato la verità, sotto un governo tirannico basato sulla menzogna, sulla ipocrisia, sulla falsità! 159 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==