Umberto Terracini e altri - Matteotti

La successiva esperienza dei secoli, come si apprende dalla storia uniersale, prova che oltre a dimezzare le facoltà intellettive, l'impero della tirannide distrugge in quei disgraziati che la subiscono e pecorilmente l' accettano, ogni senso di vivere, umano e civile e cioè, la fierezza della dignità individuale, il culto per il vero, il beJlo ed il bene, il trinomio glorioso che è il fondamento dell'incivilimento, ed il senso del pudore che G. B. Vico dice essere il custode del diritto naturale. Inoltre, abitua i cittadini al vizio abominevole della menzogna, della falrità e della simulazione. Durante il ventennio della dominazione di Mussolini e dei suoi gerarchi - è storia d'ieri - la doppiezza, il simulare e dissimulare i propri sentimenti, idee e credenze, la facilità a piegare la schiena ad arco di 90 gradi al cospetto di coloro che avevano nelle mani le cariche e gli uffici pubblici, furono tali da non trovare altro riscontro che nei tempi di Tiberio, Caligola, Nerone e Domiziano, descritti da Tacito e Svetonio. La gran maggioranza degli italiani, in tutte le sue classi, era discesa al livello dei bruti e mistamente correva come i montoni di Panurge ad immergersi nella schiavitù, (1) a perfetta somiglianza dei compagni di Ulisse i quali, essendo stati tramutati con arte magica in porci da Circe, secondo la sapiente finzione di Omero, presero subito ad amare la loro nuova natura e rifiutarono ostinatamente il favore di Minerva che voleva restituirli alla condizione umana, preferendo così continuare a grufolare fra le immondizie entro le stalle della maga <:;irce e a nutrirsi di ghiande, anzichè, come dice Dante, di ogni altro cibo, fatto in uman uso! (1) L'espressione è di Tacito che la applica ai Romani del suo tempo: vivere in ,ervitutem.. 152 Biblioteca Gino Bianco .-

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