Umberto Terracini e altri - Matteotti

costanza che, due o tre giorni prima de] martedì 10 giugno venne ritirata la guardia in borghese che stazionava permanentemente davanti il portone dell'abitazione della famiglia Matteotti, ed aveva la consegna di seguire sempre il deputato socialista, in qualunque luogo si fosse recato, senza mai perderlo d'occhio. Chi mai avesse impartito quest'ordine, se cioè il Ministero dell'Interno o il Direttore Generale della P. S. De Bono o il questore di Roma, in quel tempo Commendatore Bertini o il Commissario di P. S. del rione ove abitava l'on. Matteotti, non fu possibile bene accertare. In quei giorni, l'agente Salvatore Siciliano, che io stimavo e trattavo con una certa familiarità, ebbe a confidarmi che nell'ambiente della Questura circolava insistente una voce: l'ordine di ritirare l'agente a guardia di Matteotti era stato impartito dal Ministero dell'Interno ed eseguito dal Questore Bertini. Il dì seguente il Siciliano, pentito dalla confidenza fattami, con le lagrime agli occhi mi supplicò di non comprometterlo in quella scabrosa vicenda, chè diversamente sarebbe stato rovinato nella carriera. Lo rassicurai dicendogli: « Tranquillizzati, figliuol mio. Tu hai fatta a me quella confidenza in linea puramente privata, e non già nella qualità di Presidente della Sezione di Accusa. Ti garentisco, parola di. gentiluomo, r:he di quanto mi hai detto ieri nessuno saprà mai nulla )). Che caro e bravo giovanotto era questo Siciliano, costretto da disgrazie familiari ad entrare nel corpo degli Agenti di P. S. ! Il ricordo della sua persona è rimasto incancellabile nell'animo mio. Egli, allorchè io ero in casa, anzichè rimanere come gli altri due agenti a guardia nella portineria del palazzo da me abitato, saliva su in casa ed aiutava la mia governante d' allora, la povera Vincenza Leone e la figliuola nel disbrigo delle faccende domestiche. Dopo la mia partenza per Catania, nel settembre 1925, non ebbi più sue notizie. 140 Biblioteca Gino Bianco

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