Umberto Terracini e altri - Matteotti

so utili servizi al nostro esercito perchè il Comando lo aveva lautamente compensato. Terminata la guerra, il miserabile~ che non poteva lasciare l'Italia senza correre il rischio di essere fucilato, era rimasto nel nostro paese sperperando il denaro guadagnato durante il periodo bellico e vivendo una vita di espedienti, tollerato, anzi protetto dalla polizia italiana alla quale aveva dovuto, naturalmente, prestare opera di spionaggio. Dopo la marcia su Roma, si era affrettato ad entrare nelle file del fascimo, continuando il suo infame mestiere di spia, ed aveva conosciuto Giovanni Marinelli. I due uomini, che dal punto di vista della morale si equivalevano perfettamente, attratti dalla legge di affinità elettiva, si erano stretti in intimi rapporti. Marinelli lo aveva assoldato al servizio della Ceka, la quale era stata allora costituita, come abbiamo innanzi narrato, e lo aveva posto agli ordini di Americo Dumini. Con la callidità del serpente, lo sciagurato iugoslavo, fingendosi operaio socialista perseguitato dalla polizia del proprio paese e rifugiatosi in Italia, si era presentato all' on. Matteotti, invocandone il soccorso e la protezione. Il Segretario del Partito Socialista dopo averlo aiutato con sovvenzioni in danaro imprudentemente lo aveva introdotto nella sua abitazione e presentato alla consorte, la quale, sorpresa nella sua huona fede, anch'ella era rimasta vittima dell'arte volpina della miserabile spia. Entrato in casa Matteotti, l'infame iugoslavo aveva avuto modo di conoscere il tenore di vita del deputato socialista : le ore nelle quali Matteotti se ne stava in casa e quelle in cui si dedicava, nella Camera, all'ufficio di Segretario del gruppo parlamentare socialista; l'ora precisa in cui usciva e quella in cui rientrava nell'abitazione, 138 Biblioteca Gino Bianco

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