il Rossi si dimostrò sinceramente pentito di essersi associato in quell'opera criminosa alla triade Mussolini De Bono Marinelli. Egli, benchè tardivamente~ si persuase che Mussolini intendeva sacrificare esso Rossi e gli altri per nascondere la sua responsabilità, nella falsa credenza che in ciò avrebbe trovati complici me e il mio compianto collega Tancredi. Ciò apparve chiaro nel contegno e nelle dichiarazioni di Dumini, Filippelli e Putato, nonchè nelle deposizioni del povero Finzi. Rossi, inoltre, al momento della sua escarcerazione aveva. . 1n gran parte scontata la pena che gli si sarebhe dovuta applicare, mentre gli altri rei dell'assassinio si godevano la vita, provvisti di ricchezze e di uffici che li ponevano al disopra degli altri. E di ciò, quando si giudica, bisogna tener conto secondo la massima del Diritto Romano: Summum jus, summa iniuria. Tutta la deposizione dettata da Cesare Rossi, come facilmente possono comprendere anche le persone non versate negli studi giuridici, costituiva una perfetta chiamata di correità, in rapporto alla triade Mussolini-Marinelli-De Bono, mandanti nei delitti di ratto e di assassinio: il ratto, reato mezzo per arrivare alla perpetrazione dell'assassinio. La deposizione, inoltre, pienamente credibile, giacchè Rossi non accusava gli altri per scagionare se stesso, come aveva fatto il Filippelli, ma accu - sava sè ed i suoi correi, era un tremendo atto di accusa per mandanti ed esecutori materiali. 120 Biblioteca Gino Bianco
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