Dopo circa una settimana di latitanza Cesare Rossi, perduta la speranza di essere aiutato da Mussolini a varcare la frontiera con un passaporto falso, ed accortosi di essere stato turlupinato dal suo principale, si decise a costituirsi. Egli era a quel tempo un bell'uomo, di statura alta, di aspetto tutt'altro che volgare, con una fisionomia che rivelava di non appartenere alla categoria degli altri imputati, prima esaminati. La sera del suo primo interrogatorio ( egli ebbe in seguito a subirne altri dieci o dodici), a misura che si andava sviluppando l'istruttoria, cominciò a parlare narrando come si erano svolti gli altri reati fascisti minori, avvenuti anteriormente al ratto dell'on. Matteotti, e cioè i mancati omicidi dei deputati Amendola, Misuri e Forni. Avendolo io interrotto per richian1arlo a rispondere innanzi tutto alla mia domanda circa la sua partecipazione al ratto dell' on. Matteotti, mi disse con accento risoluto : « Se Ella, signor Presidente, non mi lascia prima esporre minutamen - te i fatti avvenuti e i delitti commessi anteriormente alla sparizione del deputato Matteotti, io mi chiuderò nel silenzio e non parlerò più giacchè non so se questa notte ~arò assassinato in questo stesso carcere >>. Nel sentire queste parole rimasi dapprima incerto, non sapendo come regolarmi, tanto più che, avendo rivolto uno sguardo a Tancredi, questi si era stretto nelle spalle come per dire << Se la sbrighi lei >>. Ma dopo qualche istante di riflessione, mi decisi e dissi al Rossi: « Dal vostro contegno e modo di parlare, mi accorgo che siete persona intelligente; quindi vi accordo facoltà di dettare voi stesso tutto quello che intendete resti consacrato sul · verbale del vostro interrogatorio. lo ed il collega Tancredi assisteremo alla 114 Biblioteca Gino Bianco
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