Il mandato fu eseguito solo nei confronti del Marinelli poichè l'altro, fiutato il vento infido, era divenuto uccel di bosco. E poichè risultò che Marinelli era segretario amministrativo del partito fascista, ponemmo il fermo di 3 milioni sui fondi del partito, che erano depositati in una banca, di cui non rammento piì1 il nome, a garanzia delle spese di giudizio e rivalsa di danni in favore delle parti lese. Il Marinelli fu interrogato due volte, con esito del tutto negativo: era un vero tipo di sornione, maligno ed ipocrita. Tanto nel primo che nel secondo interrogatorio si mise a piangere ed urlare, evidentemente al fine malizioso di far sentire le sue grida ai reporters dei giornali che erano fermi avanti il portone di Regina Coeli, e di dare a quelli l'impressione di essere da noi maltrattato per costringerlo a parlare. Perciò dissi a Tancredi: << Che vada al diavolo e non lo interroghiamo più! Questo mascalzone mira a farei compromettere » . E difatti non lo interrogammo più; come se non avesse fatto più parte del processo. Sottoponemmo, invece, Dumini e Filippelli ad un secondo confronto, il quale riuscì assai emozionante e drammatico. A un certo punto, Dumini gri~ dò: « Bada a te, Filippelli, e alla tun famiglia. Mussolini ha a sua disposizione trecento baionette di militi fascisti, decisi a far tutto ciò che il Duce ad essi comanda, e vi può distruggere! )) . E Filippelli: « Non ho paura di quanto tu minacci per intimidirmi. Mussolini non sarà giudicato in Italia, ma all'estero, e sarà trattato come si merita. Egli è abituato a spinger senza scrupoli i suoi subordinati a tutti i rjschi, mentre tiene al sicuro soltanto la sua pelle. Marinelli che lo conosce molto bene, ha detto: Mussolini è abituato a bruciare il paglione! )) . 112 Biblioteca Gino Bianco
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