Umberto Terracini e altri - Matteotti

spetto. Ma questa mia originaria diffidenza si andò a mano a mano affievolendo fino a scomparire del tutto allorchè nel corso del periodo istruttorio, egli, al pari di me, si mostrò disposto ad accertare pienamente le responsabilità del delitto, non solo degli esecutori materiali, ma quelle degli alti 1nandanti e dei complici di ogni grado sociale, senza escludere lo stesso Mussolini. Con questa disposizione di animo, quella sera col Tancredi mi recai al carcere di Regina Coeli. Allorchè vi giungemmo trovammo colà detenuti Americo Dumini, Aldo Putato, Albino Volpi, Giuseppe Viola ed Amleto Poveromo, presunti autori del ratto del deputato socialista (ancora non era accertato bene se i rapitori avessero conservato in vita la loro vittima, oppure l'avessero trucidata) e Filippo Filippelli, direttore del Corriere ltalian(J, indiziato di complicità nel delitto per aver prestato ai primi la vettura automobile che era servita alla perpetrazione del rapimento. Facemmo chiamare dapprima per l'interrogatorio Americo Dumini, il quale, appena si trovò alla nostra presenza, con aria spavalda e modi da teppista, prese a dire: << Ma loro che cosa sono venuti ~ fare? Il Presidente è informato di quanto loro stanno facendo? ». Lo guardai con volto severo, tale da fargli capire che era alla presenza dei giudici delegati ad istruire un gravissimo processo a suo carico, e non già della compagnia di Cesare Rossi, Giovanni Marinelli e Filippo Filippelli. Dovette allora pensare che se avesse mancato di rispetto ai magistrati istruenti, per lui era pronta la cella di rigore ed anche peggio; per cui mise da parte le sue maniere arroganti. Lo invitai a sedere e a dare le sue generalità al cancelliere per intestare il verbale. Chinò la testa e sedendosi proff eri queste parole : cc E' stato quel porco del generale De Bono che ci ha fatto arrestare » . Cominciò l'interrogatorio, ma per quante insistenze gli fossero state 104 Biblioteca Gino Bianco

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