' ' te.nnio e sai molto bene che non mi sono mai tirato indietro quando il dovere dell'ufficio mi imponeva di lavorare ed assumere responsabilità. Non appartengo a quella categoria di funzionari adusati a riversare sempre lavoro e responsabilità sulle spalle dei loro dipendenti ». A questa mia risposta egli tacque per qualche tempo. Poi, riprendendo a parlare, disse in tono di r~solutezza: « Ebbene, meglio così, perchè se le funzioni di giudice istruttore venissero affidate a Favori, il processo non sarebbe più fatto dalla Sezione di Accusa bensì dalla Procura Generale ». Per meglio comprendere queste ultime parole di Fagella bisogna che il lettore sappia che il Favori era il con&igliere anziano della Sezione di Accusa e, come altri quattro consiglieri, 1-,uisette che la componevano, era disgraziatamente contagiato da lue fascista, e perciò incline a ricevere ordini che scendessero dall'alto così come avevo personalmente sperimentato sin dai primi giorni in cui avevo assunto la carica di Presidente della Sezione di Accusa, e di ciò era stato edotto il primo Presidente. Poi, continuando il discorso, Fagella riprese a dire: « Ascolta bene quello che sto per annunziarti: Del processo che tu istruisci non rimarranno che le sole carte, però da esso deve uscire intatto l'onore della Magistratura di Roma ». Risposi: « Al riguardo il mio pessimismo supera il tuo e perciò ti dico che molto probabilmente non rimarranno neppure le carte, le quali saranno fatte sparire dal regime fascista appena operato il salvataggio completo degli assassini, dei loro complici e mandanti. Quello che posso assicurarti, e tu che ben conosci la mia dirittura morale sai che non prometto mai invano, è che, esaurito il mio compito d'Istruttore, usciranno intatti l'onore della Magistratura della Corte d'Appello di Roma e soprattutto uscirà illibato il mio nome, l'unica ricchezza che posseggo su questa terra. Mi auguro poi che gli altri colleghi facciano altrettanto » • 101 Biblioteca Gino Bianco
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