Umberto Terracini e altri - Matteotti

la Procura generale, indettata dal Ministero, dopo cominciata l'istruttoria ne aveva richiesto l'avocazione alla Sezione di Accusa. Il processo era stato iniziato dal giudice istruttore presso il tribunale, fino ad oltre una settimana dal dì della perpetrazione del delitto e aveva dato scarsissimi risultati. Fu allora che il Procuratore del tempo, Vincenzo Crisafulli, in data 19 giugno 1924 presentò l'istanza per l'avocazione. La mattina di quel giorno, recatomi come al solito in ufficio alle ore 9,30 trovai sul mio tavolo di lavoro il foglio contenente l'accennata doman• da. Quando, dopo le ore 10, venni dal portiere avvertito che il primo presidente Donato Fagella era arrivato in ufficio, 1ni recai nel suo gabinetto. Appena gli ebbi presentata la domanda di Crisafulli, Fagella con indifferenza mi disse: « Fin da ieri sapevo che la Procura Generale mi aveva tenuta celata questa grave notizia >>. Rimasi profondamente sorpreso quanto contrariato. La sera precedente ero stato col Fagella a passeggiare sul Lungo Tevere Prati fino ad ora inoltrata ed egli mi aveva taciuto la grave circostanza. Da oltre vent'anni eravamo stretti da legami di fraterna amicizia così solida, che fra noi non v'erano mai stati segreti di sorta. Cominciai allora a sospettare che qualche tranello mi si volesse tendere e mi proposi di stare in guardia. Poi Fagella, continuando il discorso, sempre con aria apparentemente indifferente, mi domandò: « E tu ora che intendi fare? >>. Gli risposi: <e Convocare fra un'ora la Sezione di Accusa, farle emettere l'ordinanza di avocazione dell'istruttoria delegando i poteri del giudice istruttore al proprio Presidente ». A questa mia risposta parve rimanesse sorpreso. cc Come mai - mi chiese - alla tua età ( avevo il mese prima varcato il 68° anno) ti vuoi addossare un lavoro così ponderoso e la gravissima responsabilità dei risultati della istruttoria? Hai bene riflettuto su ciò? ». cc Vi ho ben riflettuto - risposi - e sono fermamente deciso ad assumermi il grande lavoro e la gravissima responsabilità inerente allo stesso. Tu mi conosci da un ven100 Biblioteca Gino Bianco

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