SUBITO INCOMINCIA L'ATTACCO ALLA CAMERA Nel novembre 1922, il governo fascista aveva richiesto alla Camera i pieni poteri in materia tributaria e per la riforma della burocrazia. Matteotti si oppose in sede di Commissione speciale e in Parlamento ed esponendone le ragioni nell'articolò pubblicato il 19 di novembre 1922 dalla « Giustizia » di Milano. Ma per la riduzione e la semplificazione burocratica, egli scrisse, i pieni poteri ci sono già in base alla legge 13 agosto 1921, prorogata al 30 giugno 1923, che delega al Governo la facoltà di legiferare a sua posta sulla materia. « Perché allora il Governo vvrrebbe liberarsi anche della Commissione parlamentare? Evidentemente e unicamente per accentuare la propria capacità di arbitrio e sottrarsi ad ogni controllo ». « Ma assai più grave e insopportabile è la richiesta del Governo dei pieni poteri in materia finanziaria», perché essi consentirebbero « l'arbitrio pieno e sconfinato in una materia che tocca direttamente tutti i cittadini contribuenti ». E così il Governo vuole « mantenersi altrettanta libertà politica di ricatto o di oppressione tributaria sui diversi ceti sui quali la Dittatura intende giocare e mantenersi». Nel manifesto per il 1~maggio del 1923 che, dice, « non potrà essere quest'anno festeggìato dalla classe lavoratrice>, Biblioteca Gino Bianco
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