Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

I• IL PARLAMENTARE 81 chi il giorno stesso in cui noi più di· tutti avevamo sentito ribollire il nostro animo contro la violenza avversaria. Ma nonostante tutto abbiamo detto: non bisogna reagire. E ci siamo .imposti, anche con la violenza, ai nostri compagrti. Abbiamo preso per le spalle qualcuno dei più violenti e dei più pronti alla rappresaglia e .abbiamo detto: se qualcuno di voi si abbandona alla rappresaglia; sarà allontanato dalle organizzazioni. Noi andremo a Roma. Aspettate. Colà dovremo discutere civilmente di questo nostro stato di cose. Noi domanderemo in Parlamento conto di questi fatti, domanderemo se il capitalismo assume la responsabilità completa delle sue autorità e dei suoi agenti ». Ed ammonì la rappresentanza borghese e fascista : « Ma se non ci si risponderà, se la risposta delle classi dirigenti sarà equivoca o insufficiente, o se, nonostante le parole di affidamento, continueranno i fatti, perché questa è la cosa più probabile e ciò sta avvenendo da troppo tempo, allora, se continueranno i fatti, e se continuerà codesta vostra piccola controrivoluzione, che prepara la guerra civile, io vi dico: badate. che l'esasperazione è al colmo, badate che anche la nostra autorità sulle masse ha dei limiti, al di là dei quali no:n può andare ». Ma le bande armate non danno tregua, e quaranta giorni dopo, il 10 di marzo 1921, Matteotti interrogando zionari desiderano il disordine, la repressione violenta, per comprimere quel poco di libertà da noi conquistata, per ritornare addietro nella via della civiltà ». E domanda: « Sono vinti questi oscuri contadini, che danno esempio di tanto altruismo a contrasto della gretta ostinazione di pochi proprietari? e che tornano al lavoro col capo curvo e l'anima traboccante di speranza? che accettano il peso della sconfitta, per la libertà e il bene di tutti? ». « Lavoratori d'Italia, salutate i 'vinti di Molinella». 6 - Giacomo Matt,otti Biblioteca Gino Bianco

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