IL PARLAMENTARE 73 rinnegare quello che è il principio attraverso il quale sia,rio arrivati al socialismo, perché noi giovani, specialmente, provenienti dalle classi borghesi, abbiamo abbracciato l'idea socialista per un alto ideale di civiltà, e di redenzione insieme, delle nostre plebi agricole. Quando noi abbracciavamo quell'idea esse erano in condizioni di estrema povertà, cdme ricorda lo stesso on. Bonomi, che con me talvolta è venuto a fare la prima propaganda fra quel(e medesime plebi (Rumori - Interruzione del deputato Capanni). Orbene, noi stiamo dolorosamente constatando che non è più possibile congiungere la nostra aspirazione di civiltà e di redenzione del proletariato. Questo è il dubbio che ci angoscia l'animo. È possibile la predicazione della rassegnazione e della civiltà, quando la criminalità segna un rapido passaggio. È possibile, quando vi sia alcuno che restauri quello che è un dovere civile di ciascun cittadino, quando la legge intervenga imparziale per tutti. Ma la civiltà in~rme di fronte al persistere della criminalità e della violenza, di fronte alla complicità continua ed evidente delle autorità, non è più possibile . .. Noi sentiamo come il limite massimo della nostra resistenza pçissiva sia Pf!r essere raggiunto . . . Non è più possibile vivere in questo modo. Ne parlavo l'altro ieri con PrampoÌini, ed egli stesso, il predicatore più sublime del socialismo evangelico, diceva che non era più possibile sopportare. Non vi è più possibilità di vita su quel terreno. Noi non possiamo più, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi della Camera - e ve lo diciamo con animo angosciato - pretendere che i nostri organizzati, i nostri lavoratori, siano sacrificati dentro le maglie di una disciplina, che non dà più nulla contro la violenza. Noi non p~ssiamo domandare di dare tutta la loro vita, goccia a goccia. Perciò queste nostre dichiarazioni non rientrano nel ristretto, BibliotecaGino Bianco
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