38 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI - attraverso una doppia fila di armati - dimentichi del patto, gli sono intorno furenti, le rivoltelle in mano, perché s'induca a ritrattare ciò che fece alla Camera o dichiari che lascerà il Polesine ». « - Ho una dichiarazione da farvi : che non vi faccio dichiarazioni ». « Bastonatp, sputacchiato non aggiunge sillaba, ostinato nella resistenza. Lo spingono a viva forza in un camion; sparando in alto tengono lontani i proletari accorsi in suo aiuto. I carabinieri rimanevano chiusi in caserma». « Lo portano in giro per la campagna con la rivoltella spianata e tenendogli il ginocchio sul petto, sempre minacciandolo di morte se non promette di ritirarsi dalla vita politica. Visto inutile ogni sforzo, finalmente si decidono a buttarlo dal camion nella via». « Matteotti percorre a piedi dieci chilometri, e rientra a mezzanotte a Rovigo dove lo attendevano alla sede della Deputazione provinciale per la proroga del patto agricolo il cav. Pietro Mentasti, popolare, l'avv. Altieri, fascista, in rappresentanza dei piccoli proprietari e dei fittavoli; Giovanni Franchi e Aldo Parini, rappresentanti dei lavoratori ». « Gli abiti un poco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo che uscirono gli avversari, rimproverato dai compagni per il ritardo, si scusò sorridendo: "I m'ha robà ". Aveva riconosciuto alcuni dei suoi aggressori, tra gli altri un suo fittavolo a cui una volta aveva condonato l'affitto: ma non volle farne i nomi. Invece assicurò che mandanti dovevano essere il comm. Vittorio Perà di Castelguglielmo e i Finzi di Badia, parenti dell'ex-sottosegretario di Mussolini ». « .Poiché si parlò e si continuò a parlare di violenze innominabili che Giacomo Matteotti avrebbe subìto in questa BibliotecaGino Bianco
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