36 LA VITA E L'OPERA DI· GIACOMO MATTEOTTI dava l'esempio, dai modi di servire al banco alla contabilità dei registri. La sua severità di amministratore era addirittura paradossale in un socialista: sentivi in tanta rigidezza il padre conservatore. Così era diventato - pur senza mandati precisi - l'ispettore volontario di tutte le cooperative e di tutte le leghe, l'incubo degli amministratori per la sua implacabile incontentabilità di spulciatore di conti e di bilanci, il carabiniere dei facili e tolleranti impiegati ». · « Sdegnava le parate, la febbre degli scioperi. Ma a Boara durante uno sciopero, quando si decise contro il suo parere di cacciare i crumiri dall'Alto Veneto, ad affrontare la forza pubblica che li proteggeva non si videro più i rivoluzionari, ma primo tra tutti Matteotti, che pagava di persona anche in quel caso, disciplinato e audace. Perciò la sua autorità fu sempre grande tra le masse che sentono d'istinto il valore del sacrificio. I contadini dei paesi sperduti che egli visitava la domenica invece di partecipare alle feste ed ai banchetti di città~ non se ne dimenticavano più. Gente semplice, ma che sa discernere dove si nasconde una serietà interiore e dove risuonano soltanto discorsi d'obbligo ». « Giacomo Matteotti vide nascere nel Polesine il movimento fascista come schiavismo agrario, come cortigianeria servile degli spostati verso chi li pagava; come medioevale crudeltà e torbido oscurantismo· verso qualunque sforzo dei lavoratori volti a raggiungere la· propria dignità e libertà. Con questa iniziazione infallibile Matteotti non poteva prendere sul serio le scherzose teorie dei vari nazionalfascisti, né i mediocri progetti machiavellici di Mussolini: c'era una questione più fondamentale di incompatibilità etica e di antitesi istintiva ». BibliotecaGinoBianco
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