356 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI libertà della scuola, libertà religiosa, se tutta la società non è libera. Non sono più concepibili libertà particolari, libertà di casta o di classe, libertà di mandarini, libertà di poeti e scribi cortigiani, .libertà di giullari e menestrelli, come quando la maggioranza degli abitanti del paese viveva ancora nella servitù della gleba. Tutte le libertà, nella società moderna, sono tra loro solidali e collegate. Lo scrittore, l'artista, l'insegnante, il sacerdote non è libero, se il paese in cui egli vive è schiavo. Un comune destino ci lega. E infatti, nei nostri giorni, a giusta ragione tutte le minacce contro la libertà, da qualunque parte esse si profilano, sono denominate totalitarie: esse non mirano soltanto a privare i cittadini dei loro diritti politici, ma altresì ad asservire allo Stato lo spirito degli uomini in tutte le sue espressioni. Ecco perché le nostre antiche libertà particolari coincidono ora con la libertà pura e semplice di tutti i cittadini. Ma vi è un altro motivo per cui noi abbiamo sentito il bisogno di riaffermare oggi questa nostra comune persuasione qui, davanti al cippo che ricorda il sacrificio di Matteotti. Non è soltanto per riguardo ad un anniversario e per naturale associazione di idee. Noi non siamo qui come si può andare al Pincio o al Gianicolo o a Caprera. Noi sentiamo infatti che il ciclo storico al quale appartiene Matteotti, il ciclo della rivendicazione della libertà politica degli italiani, non è ancora chiuso. La dittatura fascista è fortunatamente crollata; il paese ha una Costituzione repubblicana; le forze democratiche, malgrado siano divise, disperse e opposte, rappresentano certamente l'enorme maggioranza del paese; e tuttavia, per le cause e circostanze che ognuno conosce, e per la stessa precarietà della pace mondiale, l'albero della libertà non ha ancora, nel nostro paese, le radici sicure e profonde che ci permettano di riposare alla sua ombra. La partita è ancora aperta; ma BibliotecaGino Bianco
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