348 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI per tre volte sollevata la sua bara dai braccianti del Polesine in un gesto solare prima di essere calata nella terra materna, riposerà in una luce di gloria come se attendesse la fine della lunga notte della dittatura per risvegliarsi. Sono vicende note, ma ogni volta che le ricordiamo un brivido ci pervade. Trent'anni sono passati da quel giorno, e oggi ci troviamo qui uniti in fraterna comunione, uomini di quella generazione e delle generazioni che sono venute poi, in un atto di devota gratitudine civica verso colui che ci ha dato, morendo, la più alta lezione di socialismo. Terribili prove ha subìto il nostro Paese e il mondo in questi trent'anni. Terribili prove sta subendo oggi, e l'avvenire appare precario, misterioso, ostile, ma sempte, quando nel fluire torbido degli eventi sentiamo la necessità morale di una testimonianza incrollabile, il bisogno di un insegnamento luminoso e sicuro, è all'esempio di Giacomo Matteotti che ci riferiamo. Perché guardiamo a lui più che agli altri innumerevoli martiri che dopo di lui hanno segnato con il loro sangue il cammino in avanti del nostro popolo, perché Matteotti ci appare come il simbolo in cui riconosciamo i valori più alti della nostra fede politica? Perché in lui la fusione di tutti i valori umani sz realizza in un equilibrio perfetto e spontaneo. Nessuna contraddizione è in lui tra pensiero ed azione. E in lui il martirio non appare come una lacerazione tragica, ma come il vertice di una ascesa senza soste e senza rimpianti. In alto, sempre più in alto. Ma più di ogni altra cosa ciò che veneriamo in lui è la connaturata incarnazione dei valori che sono tutto il significato della vita umana: la libertà e. la giustizia. BibliotecaGino Bianco
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