Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

NEL XXX ANNUALE DEL MARTIRIO 341 toria sopra noi stessi, sopra ai lavoratori medesimi per toglierne i sentimenti egoistici e prepararli al socialismo. « Io credo veramente che compiere una rivoluzione sia piccola e facile cosa. Abbattere la borghesia è il meno. Il più è costruire e preparare il socialismo dentro di noi. « Ed è bene soprattutto intenderci intorno ad un grande equivoco, quello che si può celare sotto la frase dittatura del proletariato. S'intende con essa la prevalenza dei lavoratori sui capitalisti e quindi l'azione del proletariato per privare la borghesia del potere e della proprietà? E noi siamo per quella, per quella che noi sempre combattemmo. O non si intende piuttosto una specie di potere autocratico che si istituisce formato da pochi che comandano in nome sì del proletariato, ma senza la effettiva cosciente partecipazione di esso? E allora la dittatura non troppo differisce da quel governo degli Zar illuminati che si posero contro la nobiltà feudale in favore dei lavoratori schiavi». Matteotti non è vissuto abbastanza per assistere alla apologia di Pietro il Grande e di Ivan il Terribile. E di fronte all'insidia della falsa unità d'azione del proletariato Matteotti, ad un'ipocrita sollecitazione dei burocrati comunisti, risponderà con una lettera immortale. La burocrazia comunista esercita la sua opera di disgregazione del vecchio socialismo, indebolisce la forza autonoma del proletariato mentre l'altro mostro generato dalla guerra irrompe sulla scena politica. Cediamo la parola a Claudio Treves: « Il fascismo è venuto. Come? Alcuni suoi tratti iniziali, assai prima che il nome nascesse, si erano potuti cogliere nei modi onde era stata condotta la propaganda per l'intervento: modi di oscura demagogia e di essenza antiparlamentare. C'erano gli agrari e gli industriali che sotto l'assillo della prima crisi fremevano dal desiderio di liberarsi di un colpo delle concessioni a cui erano stati costretti dalle organizzazioni Biblioteca Gino Bianco

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