338 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI cose con l'accusa di idealismo non si accorgono di negare la vera realtà degli uomini che è di essere umani. E nell'atto stesso in cui la negano, levano anch'essi gli ideali della pace, della giustizia, della libertà perché sanno che è solo servendosi di questi ideali che potranno tradirli. Matteotti vive questa riconsacrazione del socialismo, e alla guerra oppone il suo netto rifiuto. La guerra è passata: «No», - dice Treves - « non passa mai; mostro proteiforme, essa si continua nella triste pace ». E la triste pace vede la fioritura mostruosa del totalitarismo comunista e del totalitarismo fascista. Tutte le aberrazioni dell'imperialismo borghese si riversano in un ribollire di passioni impetuose nel crogiuolo del nuovo imperialismo che si chiama proletario e che riprende dal suo antagonista le forme, i mezzi e in una certa misura gli scopi. L'imperialismo capitalistico nega ogni valore alla libertà e pone come unico limite alla propria azione i limiti della propria potenza. L'imperialismo della burocrazia comunista farà altrettanto. Nessun limite all'azione. Nessuna remora di carattere morale. Mentre il socialismo si umanizza e riscopre approfondendoli i valori di verità, di giustizia, di libertà, l'eresia comunista si sviluppa esasperando tutte le forme inumane della guerra che l'ha generata. Gli imperialisti borghesi sono stati i maestri. I burocrati comunisti sono allievi che presto supereranno i maestri. La teoria è presto costruita. È la teoria della disintegrazione di tutti i valori. · È la canonizzazione della burocrazia comunista. È la sconsacrazione di tutto il resto dell'umanità. Solo la buroBibliotecaGino Bianco
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