RIEVOCAZIONI IN ESILIO 315 - dice - in questo Belgio, così piccolo e così grande ... dove tutti i giorni del calendario sono uno po' " Primo Maggio ", perché ogni giorno è giorno di battaglia e giorno di conquista... è qui che Egli doveva rizzarsi, tutto intero e vivo, sopra l'abisso; è qui che doveva spezzare il suo vigilato sepolcro; che doveva - la prima volta dopo la · morte - rivedere la dolce luce della terra e dei cieli; che doveva erigersi in simbolo è, àl tempo stesso, sentirsi alfine come in casa propria, in famiglia, e piangere con noi, come Egli sapeva piangere, e sorridere con noi, com'Egli sapeva sorridere, e gittare con noi, a tutti i venti della storia, la parola della speranza e della rivendicazione,. S!:1-Cra ed augusta, del domani! ». . Ed esaltò in Matteotti il simbolo, « simbolo di socialismo, simbolo di devozione all'idea, simbolo di sacrificio e qi umanità; simbolo soprattutto di quella terra promessa, di quell'avvenire di giustizia, che Egli ha preconizzato e !icercato con tanto ardimento, verso il quale correva con tanto slancio, e ch'Egli credeva di raggiungere e di abbracciare un giorno - allorché la Parca, dagli occhi di scheletro, l'arrestò d'improvviso, lo abbracciò, lo strangolò, baciandolo sulla bocca ». Ma egli tornerà, esclamò l'oratore, « la sua morte è ancora una nascita. La sua epoca non è l'ieri, è il domani, il dopodomani. Noi non lo piangiamo perché sia partito, lo attendiamo ... ». « ... Né la disfatta, né l'esilio, attenuarono la nostra fede, o indebolirono le nostre speranze. « Al contrario, è questa stessa disfatta, è .cotesto terrore, generato da un terrore, contrario e maggiore, dei nostri avv:ersari, che ci dànno la maggiore certezza della non lontana vittoria. « Noi siamo, e saremo, ciò che fummo. Morremo avviluppati in questa stessa bandiera. Biblioteca Gino Bianco
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