298 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI documenti da portare alla rovina certi uomini che erano pervenuti a infiltrarsi profondamente fra le gerarchie fasciste. L'idea di catturare Matteotti per metterlo nell'alternativa o di restituire gli accennati documenti o di perdere la vita, sorse in questo sporco ambiente dove, ogni volta che riprendeva a circolare la notizia di una possibile collaborazione tra me e i socialisti, si manifestava immediata una reazione che chiamerei feroce. Il discorso del 7 giugno fece temere che io mi fossi definitivamente orientato nel senso di offrire ad alcuni socialisti la partecipazione al Ministero. Da ciò forse il precipitare dei tempi, da ciò la cattura di Matteotti, già da parecchi giorni predisposta, avvenuta nel pomeriggio del 10 giugno». Nella stessa udienza del 5 febbraio 1947, Silvestri dice: « Ricordo che il sabato o il venerdì precedente il delitto, cioè il giorno prima o due giorni prima, Giunta in mia presenza disse a Matteotti che, un po' settario com'era, non amava indugiare con gli avversari: « " Lei si guardi, perché vedo che di lei si occupa della gente poco rassicurante, gente che mi dà l'idea di meditare qualche cosa. Prenda le sue misure precauzionali e non giri solo nelle vie deserte; si muova in compagnia quando circola alla periferia della città " ». Nella deposi'zione che il Silvestri fece il 29 settembre 1924 davanti alla Sezione d'accusa, raccontò che trovandosi nel maggio di quell'anno nei corridoi della Camera per il discorso della Corona, si incontrò con Dumini al quale aveva delle spiegazioni da chiedere e che, essendosi avvicinato Matteotti, quando questi se ne ripartì, Dumini saputo chi era, osservò: « .È uno dei pi~ arrabbiati». E un altro giorno, avendo visto il Siìvestri intrattenersi a lungo con l'on. Matteotti, dopo che questi aveva pronunciato il noto discorso per invalidare le elezioni, Dumini gli BibliotecaGino Bianco
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