Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

290 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI svaniva. Ciò che oggi ne rimane non è più che l'ombra vana. « Non avevo rancori da esprimere, né vendette da' invocare: volevo solo giustizia. Gli uomini me l'hanno negata, l'avrò dalla storia e da Dio. « Chiedo perciò mi sia ,concesso-di straniarmi dall'andamento di un processo che ha cessato di riguardarmi ». Nell'atto giuridico di recesso presentato il 13 gennaio 1926 dall'on. Modigliani era detto fra l'altro: « Roma - ove per legge doveva celebrarsi il dibattimento - è tale città che avrebbe richiamato tutte le attenzioni sulle mutilazioni del rito giudiziario. Il dibattimento in Roma avrebbe suscitato, di per sé solo, tutte le proteste, di tutto il mondo civile, contro tali mutilazioni: anche se la voce e la capacità dei colpiti dalla giustizia fossero state impari al compito. Ciò non poteva essere permesso». Invece « il dibattimento è stato relegato fuor d'ogni vasto controllo di stampa e di pubblico, alla mercè delle forze che hanno fatto risolvere sempre nello stesso modo, in questi ultimi tempi, nel nostro paese, tutti i processi indarno celebrati contro chi poteva rispondere di accuse anche tremende e precise invocando la propria fédeltà a1 regime». Era questo il corollario di quanto le _opposizioni dicevano il 15 luglio 1925 a proposito della sentenza dell'Alta Corte: « La conclusione è che l'istruttoria condotta dall'Alta Corte ha raccolto prove più che sufficienti per ritenere che sotto gli auspici del Capo del Governo, da uomini di sua fiducia - partecipi di funzioni se non di vere e proprie responsabilità di governo - delitti sono stati organizzati contro deputati per punirli della loro opposizione al regime; e la preparazione di questi delitti giunse ad avere un proprio organo collettivo, di cui sono noti alcuni componenti ... ». BibliotecaGino Bianco

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