276 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI Roma e soprattutto uscirà illibato il mio nome, l'unica ricchezza che posseggo su questa terra»?- A lui fu associato il sostituto Umberto Guglielmo Tancredi, ed entrambi la sera stessa del 19 si recarono al carcere di Regina Coeli «dove. erano detenuti Amerigo Duinini, Aldo Put,ato, Albino Volpi, Giusepp·e Viola ed Amleto Poveromo, presunti autori del ratto del deputato socialista (ancora non era accertato bene se i rapitori avessero conservato in vita la loro vittima, oppure l'avessero trucidata) e Filippo Filippelli, direttore del " Corriere Italiano ", indiziato di complicità nel delitto per aver prestato ai primi la vettura automobile che era servita alla perpetrazione del rapimento. Facemmo chiamar dapprima per l'interrogatorio Amerigo Dumini, il quale appèna si trovò alla nostra presenza, con aria spavalda e modi da teppista, prese a dire : ." Ma loro che cosa sono venuti a fare? Il Presidente è informato di quanto loro stanno facendo?". « Lo guardai con volto severo, tale da fargli capire che era alla presenza dei giudici delegati ad istruire un gravissimo processo a suo carico, e non già della compagnia di Cesare Rossi,. Giovanni Marinelli e Filippo Filippelli ». « Interrogato, Dumini si chiuse in un profondo silenzio e nari volle confessare; come due mesi dopo, quando il presidente, mostrandogli la giacca macchiata di sangue gli disse: "Guarda questa giacca, è la giacca della vostra vittima del 10 giugno, di un onesto uomo che non vi aveva fatto alcun male e che, forse, nessuno di voi conosceva di persona", sostenne impavido lo sguardo scrutatore del giudice, limitandosi a rispondere : " Chi mai ha conosciuto questo Matteotti; io non so se sia stato ucciso e chi lo abbia ucciso" ». 2 Attingiamo al libro di MAURO DEL GrnmcE, Cronistoria del processo Matteotti (Ettore Lo Monaco, Palermo, 1954). BibliotecaGino Bianco
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