Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

268 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI di essere tutto disposto a sopportare i nuovi dominatori senza una resistenza, senza un segno della propria volontà ». Ma vi fu chi fece dell'Aventino la rivendicazione, in una nobilissima forma, e fu Filippo Turati il quale in esilio, a Parigi, per il 1 O giugno 1928, così scriveva nella rivista « Rinascita socialista » : « ... Oggi è moda, anche fra antifascisti, ricordare l'Aventino come il frutto di un'illusione, come un nobile tentativo fallito, quindi come un " fiasco ", come un errore politico. Gli adoratori del successo - meglio, del successo immediato o a breve scadenza - i faciloni o i praticoni della politica, lo guardano con una tal quale commiserazione. « " Peuh! che cosa, infine, ha ottenuto? La esclusione dal Parlamento degli aventiniani. Il massacro delle opposizioni parlamentari; di tutti quei deputati che al delitto - al regime del delitto - non concedettero la menoma acquiescenza, neanche negativa. Bisognava rimanere lì, rimanere a combattere; osare, tentare Ia rientrata armata nell'aula! ". « E altre banalità dello stesso calibro. « .. :Quando sarà la pienezza dei tempi - e i tempi hanno le ali : non importa se appaiono lenti alle fanciullesche impazienze del desiderio - exoriare aliquis, sorgerà lo storico vero, il quale documenterà quel che fu l'Aventino, e che cosa significò, e che cosa produsse. E sarà - ne siamo convinti noi che lo vivemmo - non soltanto la riabilitazione : sarà l'esaltazione e la gloria. « Giammai - per quel che ricordiamo noi - nella storia dei Parlamenti fu fatto più grande, più '1 denso di storia ", di quel... tentativo fallito. Quante illustri vittorie, cotesta disfatta oscura! « È vero: il suo risultato più prossimo fu l'esclusione degli Aventiniani dal Parlamento; fu il bavaglio alle opposizioni. Ma cotesta esclusione - in frode alla Costituzione giurata - BibliotecaGinoBianco

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