260 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI rispettabilissima di umanità, ma che può essere consigliera di movimenti affrettati ed errati. Dobbiamo intendere che la nostra battaglia è lunga, che può finire domani come tra anni : ma che in ogni caso la fiducia nella vittoria, la serenità nell'approntare le forze per questa vittoria, la disposizione a non mollare, a non muoversi, a durare al proprio posto fino alla fine, deve essere la nostra vera, la nostra grande· forza, quella che meglio di ogni calcolo, e al di là di ogni umana possibilità di errore, condurrà il nostro partito alla sua finale vittoria». L'Aventino, in vista delle vacanze parlamentari, si prepara, d'accordo anche i soliti « bastian contrari » massimalisti e repubblicani, a stendere un documento politico-giudiziario, un vero atto di accusai diretto all'Alta Corte. Alla ripresa, in novembre, per Turati « questa partita non è ancora perduta. Però conviene attendere la fine delle discussioni in corso e vedere che cosa esce dalla Camera di domani » (Turati, 17 novembre). E nell'ultima lettera del Carteggio, in. data 20 novembre 1925, Turati scrive: « ... Certo, le cose possono mutare ancora dopo il principio della discussione delle leggi famose e l'accoglienza che sarà fatta ai popolari e ai democesariani. Il disagio della presente nostra situazione di bilico è sentito ogni giorno più, tanto che la tesi nostra acquista dei convertiti ad ogpi nuova riunione. Se poi il proposito demo-popolare della rientrata fallirà clamorosamente dovremo acquistare nuovi alleati e nuovi dati di convinzione pei più ritrosi : soltanto, se ora era già tardi, allora sarà ultratardi, quando anche il gesto dignitoso diventa grottesco. « Dai massimalisti non c'è niente da sperare, perché essi fanno di proposito la politica dei corvi - come la definiva Treves - sul nostro sperato cadavere. Ma, oratore odierno BibliotecaGino Bianco
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