SULL'AVENTINO 249 «Nessuna ,abilità polemica può cancellare queste con/ essioni dalla storia del regime fascista e, purtroppo, dalla storia d'Italia; nessuna giustificazione può infirmare il fatto che tutti questi elementi, in aggiunta alle contestazioni e alle Jnesunzioni generali, sono un indizio univoco di imputabilità. Nessun dubbio che lo stesso capo del Governo, se fosse un privato cittadino in liber·o Paese, dovrebbe provvedere alla Jnojnia di/ esa; e che assai male egli vi provvede finché resta in condizioni di così grande privilegio di fronte alla Giustizia. « Poiché il Presidente del Consiglio "sfida" gli oppositori, sia detto, ancora una volta: che, fra essere il custode delle leggi di un Paese ed essere indiziato di averle straziate, vi è una incompatibilità assoluta ed insuperabile. ~< Questa verità balza ormai irrefrenabile dalla coscienza morale della Nazione ed agisce nella vita politica con l'im pulso di una forza elementare. La battaglia sulla questione morale è ben vinta ed invano il Gove;no tenta di trasf armarla in una battaglia di forza materiale. La violenza può colpire uomini e partiti, può soffocar.e la stampa, ma non soffocherà mai le aspirazioni di un popolo civile». Riprende la signora Anna : « ... una lunga conversazione con Treves non servì affatto a sollevare lo spirito depresso. La sensazione è che si s·ta e si soffoca in trincea. L'unica carta che rimarrà in gioco, all'ultimo momento è fallita e sai qual è. L'Aventino poteva durare· qualche mese, e si è prolungato fin troppo, perché in sette mesi, ha· creato bensì una nuova situazione spirituale nel Paese, non domina la situazione, e l'avversario è ancora più che forte, è ben agguerrito e spalleggiato, forse anche per ·paura, dal custode superiore della Costituzione e della legge. II paese non si muove, le opposizioni sono impotenti per un'azione, parlamentarmente il duello ormai è finito e BibliotecaGino Bianco
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