248 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI di formulare un'accusa né di dare un voto politico; resta solo aperta, ed in modo sempre più temibile per gli indiziati, la questione delle singole responsabilità giudiziarie. « Le stesse tardive, condizionate, ma eloquenti ammissioni del Presidente del Consiglio, co:nfermano quanto era già acquisito alla pubblic-a discussio_ne. I delitti fiorirono sul terreno e nel clima storico necessariamente determinati da un Governo che all'illegalismo ed alla violenza deve la sua ascesa e la sua permanenza al potere, e la loro· preparazione risale alle mina'cce che la stampa. fascista avventav,a contro gli uomini colpiti poi dai sicarii. «L'Associazione di malf,attori, che fu lo strumento di violenza e di morte dei derelitti che più sono oggi in discussione, era -annidat,a bene in alto, presso lo stesso Governo, e i suoi dirigenti er.ano fra coloro che dividevano il quotidiano " pane, salato del potere " e fra i gr:amdi elettori della maggioranza parlamentare. · «Né vale, a re·spingere la triste vicinanza, asserire che i delitti furono "tr-o-ppo stupidi". In verità questo può sempre dirsi ,dei delitti che· s,ono stati s,coperti: anzi di tutti i delitti, poiché, in loro provvidenziale natura, per breve ora essi giovano a chi li ordì. « Con sdegno e umiliazione il Paese ha letto i documenti fascisti, dei quali alcuni sono confessioni J;recostituite di una volontà, di un metodo, di un'orianizzazione di crimini al servizio del Governo e del suo Partito; -altri invece sono innegabili chiamate da complici a complici. La polemica sul valore morale dei loro autori, sui motivi che possono averli de'terminati, è una questione di moralità interna del fas-cismo, che non riguarda gli opposito-ri. Quei do,cumenti hanno un loro intrinseco valore e lo ha ben c-onfermato il Governo, quando, con la soppressione di fatto della stampa oppositrice, ha voluto interromperne la s-erie. BibliotecaGino Bianco
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