22 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI un'altra pietra all'edificio meraviglioso ed imponente che già esiste e dal quale hanno qualche ristoro le m1sene infinite della classe operaia ». Di qui lo studio « paziente » delle vane forme di assicurazione contro la disoccupazione in atto in alcuni paesi, sorretto dalla speranza di non fare opera inutile e animato dal pensiero « della più terribile piaga sociale presente : della disoccupazione». Nel testo del volume l' A. cita fra l'altro « il diritto al lavoro», proclamato per primo da Charles Fourier e definito da Rudolf Singer, citato, « un diritto inerente ad ogni cittadino capace di lavorare, e disoccupato, d'ottenere dallo stato o dagli aitri corpi pubblici (comune, provincia) la somministrazione di lavoro (qualificato e non qualificato) atto a garantire un'esistenza sufficientemente sicura all'individuo stesso ». Ma, osserva il Matteotti, è questa una definizione che mostra la piena inconsistenza di quel diritto nell'odierna costituzione economica. Infatti, esso presupporrebbe che chi non trova lavoro presso un imprenditore privato, ha diritto ad esigere questo lavoro dallo Stato, ma siccome a tal fine « lo Stato, e ciò specialmente in tempo di crisi, sarebbe costretto a trasformare la produzione privata in produzione pubblica, trasformazione alla quale precisamente tendono i socialisti», ciò che implicherebbe la istituzione di « un'amministrazione gigantesca, la quale distruggerebbe, nella ripercussione esterna, tutta la: economia delle industrie libere», ne conclude che « da ciò pare evidente come il diritto al lavoro, nel senso di un'occupazione di tutti i disoccupati a mezzo dello stato e dei corpi pubblici, s~ trova oggi in contraddizione col presente organismo economico, nel quale impera amara la legge della libera concorrenza ». E qui cita l'esempio della Svizzera dove la questione del diritto al lavoro principiò ad essere dibattuta al conBibliotecaGino Bianco
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