206 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI logica, se le opposizioni si renderanno conto di questa loro responsabilità e ritorneranno alla Camera, a darvi la loro opera di critica, di controllo, di opposizione anche astiosa, anche settaria, anche pregiudiziale, che noi dovremmo sopportare, tollerare, talvolta quasi incoraggi-are, perché la opposizione, in quanto ci segnala certi fatti, certe cose, può essere di utilità grandissima, se questo avviene allora potremo dire di avere superato la crisi ». Per il giorno 27, le masse lavoratrici erano invitate dalla Confederazione generale del lavoro a ricordare e onorare Giacomo Matteotti sospendendo il lavoro alle ore 10 negli stabilimenti per 10 minuti, nei servizi pubblici per 2 minuti. A Roma, erano convocati allo stesso fine in adunanza plenaria i rappresentanti dei sette partiti della opposizione, ai quali Filippo Turati ricordò Giacomo Matteotti quale fu in vita con una elevata e commossa evocazione, riboccante di poesia e di umanità ad un tempo, qui riprodotta integralmente: Vorrei che a questa riunione non si dess.e il nome logoro, consunto - sp(!ICialm'ientequi dentro - di « commemorazione». Noi non «commemoriamo». Noi siamo qui convmzuti ad un rit,o, ad un rito religioso, che è il rito stesso della Patria. Il fratello, quegli ch'io non ho bisogno di nominare, perché il SU>O nome è nei v,ostri eu-0ri, perché il suo nome è ev,Òoato in questo momento da tutti gli uomini di cuore, al di qua e al di là dell'Alpe e dei mari, non è un vinto, non è neppure un assassinato. Egli vive, Egli è qui, pres-ente e pugnarnte. Egli è un accusatone; Egli è un giudicatore; Egli è un vindice. Non il nostro vindice, o colleghi. Sarebbe troppo misera e futile cosa. Egli è qui il vindiae dell;a terra nativa; il vindice delkz Nazione che fu d,epressa e soppr-essa; il vinidice di tutte le cose grandi, che Egli amò, che noi aanamBibliotecaGinoBianco
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