Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

202 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI E come non c'era nulla da sperare dal re, altrettanto era da disperare dal Senato. « Nulla pel Senato di domani », - scrive Turati (23 gi~- gno). - « Non c'è là che un uomo: lo Sforza! ». « Stamane » continua Turati « fu da me a versare nel mio seno il suo stato di coscienza. Era per un intervento audace : ma fu accerchiato e paralizzato. Mi diceva che non vi sono che due cose concordi per la tesi forte: la sua coscienza ed io; gli dovetti rispondere che, se avessi potuto mettermi al suo fianco ed esibire con la sua anche la mia pelle, sarei stato molto più deciso nello stimolarlo : ma dovendolo mandare al fuoco solo; mi limitavo ad esporgli il mio consenso. Probabilmente non parlerà». In Senato, Mussolini dichiara esplicitamente che il governo deve restare al suo posto, che non si può pensare a sciogliere la Milizia, che « la pretesa dello scioglimento della Camera e delle elezioni generali, significa non rendersi conto che una terribile crisi polritica devasterebbe ancora per chissà quanti mesi e anni la vita della nazione». Il senatore Albertini riafferma che l'opposizione mantiene le proprie posizioni non potendo concedere la propria fiducia ad un governo del quale sono sospetti i legami con gli autori di un efferato delitto. Il senatore Sforza, evocando il discorso di Mussolini, si domanda: « E nella lunga apologia, cosa c'era come argomento principe? « Che anche all'estero si sono compiuti delitti analoghi all'assassinio di Giacomo Matteotti. « Signori, un popolo non può dare forse maggior prova di debolezza civile che se si pone tutto il tempo la domanda: che dirà mai l'Estero? Un gran popolo deve trarre dalla sua coscienza morale le sue ragioni di giudizio. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==