Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

. SULL'AVENTINO 201 votò contro di lui, ciò che tolse alla Corona ogni arma costituziionale per intervenire. « Con ciò, aggiunse il Sovrano, Mussolini si era impòsto al Parlamento ed alla Corona, adoperando il metodo parlamentare-democratico a proprio favore e ponendo, con questo atto, le basi di una dittatura che consolidò in seguito con metodi apparentemente e formalmente legalitari ». Si può quindi concludere col giudizio del Salvatorelli sulla condotta del re : « Quando gli oppositori gli fecero capire che, in virtù delle sue prerogative e del suo giuramento di fedeltà allo Statuto, doveva obbligare il Governo al rispetto delle libertà statutarie o, in seguito alle constatate violazioni, dimetterlo, Vittorio Emanuele III si rifiutò di giudicare di tali accuse se non per la via normale del Parlamento. Il 30 giugno, quando ricevette le rappresentanze del Senato e della Camera dei deputati che gli portavano gli indirizzi di risposta al discorso della corona, il re prese la parola per un generico appello alla concordia, e per una esortazione alle Camere, che dessero alla nazione ·esempio di saggezza e di conciliazione. Del resto non va trascurato il fatto che, col ricordo sempre vivo dell'estremismo socialista e con la paura che esso potesse rialzare la testa, mentre il lealismo monarchico dimostrato da Mussolini nell'ottobre 1922 si era sempre confermato in seguito, fino al giuramento della Milizia fascista al re, Vittorio Emanuele, si fidasse più, o diffidasse meno, del fascismo che dei suoi oppositori. I congiunti del re, poi, gli ambienti di corte, i generali, l'alta burocrazia, l'aristocrazia, l'alta borghesia, l'alto clero, molti devoti monarchici erano in maggioranza filofascisti, in parte fascisti convinti e militanti ».-a 2 Op. cit., p. 248. Biblioteca Gino Bianco

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