Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

200 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI Certo « nell'anima del popolo si. andò da allora raffreddando l'affetto verso il sovrano, andò diminuendo il prestigio della tradizione monarchica, che risaliva al •Risorgimento». E nel citato articolo di Alatri in « Belfagor » è scritto : « Quando Bonomi andò dal re a presentargli il memoriale Rossi che poteva essere l'arma per disfarsi di Mussolini, racconta Sforza che " il sovrano cominciò a sfogliare; ma appena si rese conto di quanto terribili erano le accuse, impallidì, tremò e : ' Le posso chiedere un piacere? '. 'Dica'. 'Non mi faccia leggere, si prenda questi fogli' e glieli ficcò di forza nelle mani. E Bonomi, alzandosi : ' Badi. Lei si prende una grossa responsabilità '. Infatti fu in quel momento preciso che Vittorio Emanuele di Savoia divenne complice" ». « La verità è che il re non voleva leggere quei documenti perché in base ad essi sarebbe stato suo dovere licenziare Mussolini ». Nei ricordi di Tito Terella di Romagnano (Villa J.ela, Garzanti, 1948), che fu vicino al re in esilio in Egitto, è raccontato : « Quanto, poi, al periodo del delitto Matteotti, il Sovrano ricordava che, dopo la secessione dell'Aventino, egli aveva chiamato Amendola e gli aveva detto di invitare Turati e gli altri deputati secessionisti a tornare alla C.amera per offrirgli, con un voto di sfiducia ed anche di non maggioranza, il " fatto costituzionale ", che gli avesse consentito di impedire il consolidarsi dell'incipiente dittatura. « Ed a Mussolini, convenuto quei giorni al Quirinale per la consueta firma dei decreti, aveva chiesto : " Ed ora lei come si sostiene?"; al che il dittatore prendeva subito posizione ribattendo : " Ho convocato la Camera ed il Senato "; ed è noto come solo un'esigua minoranza di essi parlò e Biblioteca Gino Bianco

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