SULLA SOGLIA DELL'ANNO TRAGICO 145 chino, sorridendo un po' a tutti, a Modigliani come alla Confederazione del Lavoro, ai liberali come ai fascisti, e non ebbe parole aspre che per i popolari, ferito dal discorso Gronchi, e pel duca di Cesarò, a cui rinfacciò il dente viperino della maldicenza meschina, alludendo - senza dirlo - al confronto che l'altro aveva fatto fra la torpediniera del Re e la corazzata del dittatore. Fu insomma, il pendant, tradotto in stile più umoristico e bonacci9ne, del. discorso " costituzionale " dopo votata la legge elettorale. Abilità:, peraltro, diabolicamente pericolosa, perché troppi nostri sono stanchi di stare di continuo coi pugni tesi e non domandano di meglio che un po' di detente, come .i soldati della nostra guerra, che si rinviavano delle bottiglie di vino dalle nostre trincee alla trincea opposta e viceversa. Io vado facendo la propaganda del restare immobili nel nostro trinceramento. Non abbiamo forse che un'arma: dare sempre la sensazione del nostro irreduttibile disprezzo, e mi pare che se questa ci è tolta di mano, siamo fritti. Se duriamo, è ancora possibile uscirne bene, poiché tutti questi scambietti avversarii dinotano pure che quelle canaglie non giacciono su un letto di rose ». Il 9: « Le nostre impressioni sul discorso dell'istrionissimo rm pare che concordino. « E infatti le violenze, le infamie, le mangianze continuano più che mai. Te ne parlerà Silvestri. Tutti quei ribaldi si ricattano a vicenda, che è una meraviglia. « E il capoccione sarebbe felicissimo se facessimo qualsiasi- passo verso di lui; pur di averci ai suoi piedi ci farebbe magari la vita tranquilla. Ma io spero di morire prima di vedere simile abominio. « Ah! Se ci fosse un Victor Hugo in Italia, che terribili chatiments potrebbe pronosticare! ». IO - Giacomo Malleolli Biblioteca Gino Bianco
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