134 LA VITA E L'OPERA DI GIACOMO MATTEOTTI Ecco le impressioni inviate da Filippo ad Anna il 30 di maggio, alle 19,15: « La " normalizzazione " almeno parlamentare di cui ti parlavo ieri ebbe oggi una buona smentita. Tuttavia Modigliani per es. crede che ci si arriva senza dubbio. Purtroppo! Per me fui entusiasta di Matteotti. Era il mio gran patema che la discussione sulle elezioni ci trovasse tutti impreparati, cogliendoci all'improvviso. Così fu infatti, ma Matteotti seppe improvvisare e tener duro con tutta la vigoria della sua volontà e della sua invidiabile giovinezza. E le cose essenziali riuscì a dirle malgrado un baccano infernale, che solo verso la fine si quetò per un ordine diramato dal capobanda. Il quale, quando Matteotti accennò a Piccinini, aveva levato di tasca un foglietto e chiesto la parola per leggere i nomi di 75 fascisti ammazzati durante la campagna elettorale. Data l'aria che spirava, aria di• rivolverate, era provocare un massacro nell'aula. « Pare che abbia poi desistito dal proposito, pare perché noi uscimmo in massa dopo l'ingiuria di Giunta, vice presidente, non repressa né deplorata dal Presidente. Il mio gran desiderio era che ci mandassero fuori dall'aula: ma non si è verificato. Non mancano fra noi i cacadubbii che trovano che si è fatto male, che il discorso di Matteotti era inopportuno, che se ne doveva parlare non oggi, ma sulla risposta al discorso della Corona, ecc., ecc. Invece si è fatto benissimo a cogliere la palla al balzo. Ogni dilazione era una viltà. Altri - gli impulsivi della fuga - volevano creare l'irreparabile insistendo perché dessimo tutti le dimissioni. Puoi immaginare se mi sono opposto ». L'indomani, 31 maggio, la Kuliscioff osserva : « ... e così lo scoppio dei gas asfissianti, accumulatisi sin da martedì, è avvenuto. Matteotti, con coraggio e BibliotecaGino Bianco
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