128 LAVITAE L'OPERA DI GIACOMOMATTEOTTI Ed ecco, il 30 di maggio, parla Matteotti alla Camera. Continuamente interrotto da grida, proteste, rumori, invettive di inaudita violenza da parte della destra, Matteotti, tenendo superbamente testa agli assalitori, di fronte alle conclusioni della Giunta delle elezioni che proponeva la convalidazione in blocco dei deputati del listone, l'investì in pieno, giudicando fra l'altro immorale il sistema elettorale adottato dal Governo con la legge Acerbo applicata il 6 aprile. Egli denunciò implacabilmente una lunga serie di violenze usate dal governo in occasione delle elezioni, sostenendo che al popolo italiano fu impedito di esprimere la propria volontà. E cita fatti e luoghi, continuamente interrotto da grida, ed insulti: MATTEOTTI- La presentazione delle liste deve avvenire in ogni circoscrizione - egli dice - mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su quindici le operazioni notarili, che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate «provocazioni», sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi). BASTIANINI- Questo lo dice lei! Voci DALLADESTRA- Non è vero! Non è vero! MATTEOTTI- Volete i singoli fatti? Eccoli : · ad Iglesias il collega Corsi sta raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata ... (Rumori) . . . . A Genova (rum91·i vivissimi) i fogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano stati firmati! ... In sei circoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furono impedite colla violenza, e per arrivare in · tempo si dovette supplire malamente e, come si poté, con Biblioteca Gino Bianco
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