LA LOTTA ELETTORALE E LA DENUNCIA DI MATTEOTTI Nella primavera del 1924 la campagna elettorale è aperta. I tre partiti di classe scendono in lotta disgiunti, la Confederazione del Lavoro si dichiara apolitica. - I fascisti fanno fiammate dei giornali di opposizione; a Torino, in un ufficio confederale in cui si teneva una riunione sindacale, bastonano gli adunati e tra essi l'onorevole Buozzi; a Reggio Emilia uccidono a rivoltellate il tipografo Piccinini candidato massimalista, e così Mussolini può annunciare al Gran Consiglio che « la prima parte del nostro piano strategico è pienamente riuscita : le opposizioni sono frantumate ». Le elezioni hanno luogo, si apre la XXVII legislatura, e incomincia la discussione. L'estrema sinistra è sotto la vigilanza dei fascisti che con interruzioni e clamori cercano di smontare e imbavagliare l'opposizione. « Nei battibecchi odierni - scrive il 29 di maggio il Turati - il nostro monello Matteotti rimbeccò con molta audacia, Gonzales gridò loro in faccia dieci volte che sono lì col mandato di disturbare - " disturbatori per mandato" - ma non ci furono tuttavia, né morti né feriti ».7 7 Dal citato Carteggio Turati-Kuliscioff, dal quale riprodurremo, d'or innanzi, fra virgolette, brani delle lettere dei due carteggianti. Biblioteca Gino Bianco
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