IL PARLAMENTARE 103 « ... Pane e libertà! Sono ancora i due termini ai quali si riducono le rivendicazioni popolari in un tempo nel quale la reazione ha risospinto la civiltà italiana indietro d'oltre cinquant'anni». E sempre Matteotti si arrovella per la incomprensione e l'inerzia dei compagni, perché, scrive al Turati nel 1923, « il Partito è afflitto da partè di chi vi è arrivato in altri tempi e per tutt'altri modi. Oggi essi sono dei pesi morti che non dobbiamo più trascinare ... ». « Tutti solleciti delle loro cose; ma nessuno che sente più il Partito. Dietro non pulsa più l'anima delle masse. Bisogna ritrovarle; se no finiamo come i bissolatiani. I massimalisti sono in condizioni forse peggiori delle nostre; unirsi con quei dirigenti è cosa poco simpatica; sono ancora più piccoli uomini. Ma la unione può dare un nuovo spirito alle masse, le quali altrimenti o si appartano, o vanno al comunismo, se non anche qualcuno al fascismo. Bisogna far presto se non si vuole perdere tutto ». BibliotecaGino Bianco
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