\Jl t li I Il lJ 111111 i 1111I""1111111111111UI l l 111lftl I U 111111111IIli111111111111m1 1Ilf11111111111111U!111111111 ltl I 111 ".! - .. E § - PartitoSocialistIata·lianodi UnitàProletaria ~ PartitoComunisItta liano :: - -- FEDERAZIONI PROVINCIALI DI REGGIEOMILIA --- - ~ --- ---- ..._.::__:_-=:_-::.--.:.:.::::;:..:_~_:.;~_-::::::...-. _-..::.._:----- · - • -·-·-- ... ·- ---··-·- - ·- - --- - = - - - = .. .. - .. .. - .. - .. - - - .. - - - - CIACOMAOTTIOT - ~ :t .,. - - - l TUTTI I CADUPTlUI I.A llDlDTÀ ~ - ~ neUCaommemorazione al leatroArios-to 10 Ciuano 104~: .. - ... -- -- - -- .. - ... - ::: E -- - .. ... -- -'--·------------=------·-------=---=------------.--------_-:.:,_.::_-=..-:--=..::.===== PoligraficRaeggian-oViaLelioOrsi, 3 - ReggiEomilia = .. -- "' = = E - ---- -- - - - --- - = - :: .. - .. -- = - - .. -- = --- - I ti fl I I li 11111111111, lii t 11111 I I li I I 11111111111111 f I 111 i 1111111 JII 111 JI Il lii 1111111 IH 111111111 I I 11111111111111m1m 11 ·1 'b d' Con I contn uto 1 PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Stn11tura di missione :umiv~n;ui 11a1..io11:1.li cd eventi sportid 11azio11ali e imcrna1;io11ali
Biblioteca Gino Bianco
I1111 IIII lii III li IIliIlllllllll li lI lii IIIIIlIIIIII li IIIIIIIIIIIIIliIliI lii llllllllllllHlll lii II lii lHlllllllllllflllll Parla, l' On. Bellelli Compagni, lavo·ratori Voi comprenderete quale sia la mia commozione a presiedere questo Comizio per la commèmorazione dei nostri martiri. . L'animo mio, come l'animo vostro. corre a quei tempi in cui il terrore e la prepotenza fascista hanno rovinato tutto quel pò di buono che in 30 o 40 anni il Partito Socialista aveva costruito nel nostro Paese. Sta all'amico Simonini· dirvi delle persone e delle loro qualità: a me dirvi solo che nella loro memoria, per quanto ci resta un. soffio di vita, seguiremo. im- .perterriti la nostra strada finchè la liberazione del popolo non sia completa. (Applausi) II Discorso 'del compagno Simonini Compagni, lavo1·atori, cittcidini, Noi, in pieno accordo cop. i compagni comuni~ti; Vi abbiamo chiamato qui oggi per ricordare con Voi, con i vecchi che li hanno conosciuti, coi giovani ai quali vogliamo citare H loro esempio e la loro opera come ammonimento e come insegnamento: vi abbiamo qui oggi chiamati, ·dicevo per commemorare nel nome Biblioteca Gino Bianco
, . f":t • f., l • ' ' • • ~ ,' I ' , di &iaèomò Matteotti tutti ooloro che sono caduti e ché ha.nno segnato con le tracce del loro sangue e del loro sacrificio la lunga via che ha condotto, in un quarto di secolo di sofferenza, il popolo italiano al disonore e alla sconfitta. Onore grande a tutti coloro e per tutti coloro che si opposero tenacemente senza ruai deflettere al fascismo nella prima, nella seconda e nell'ultima ora; onore a tutti costoro che non potremo qui tutti citare all'ordine del giorno perchè sono troppi, ,perchè sono centinaia, migliaia· di ogni regione, di ogni provincia, di ogni condizione sociale e di.ogni fede politica e religiosa. Noi abbiamo detto che intendiamo commemorare tutt.i questi caduti nel nome di G. Matteotti, non perchè egli è dei nostri, perchè non è più solo nostro! Giacomo Matteotti è del popolo italiano, e di tutto il popolo italiano, perchè è per il popolo ilaliano, ~per tutto il popolo italiano che Giacomo Matteotti è caduto. I martiri reggiani. Ma noi, in questa Reggio, non potremo iniziare questa cerimonia commemorativa senza ricordare che anche qui, in questa nostra terra, sono caduti tra i nostri alcuni dei più degni, alcuni dei migliori, alcuni dei più forti, che ci furono fratelli nella lotta, che ci furono sempre compagni nelle ore più dure e dal cui esempio abbiamo tratta la fede per resistere per oltre 20 anni a tutte le pressioni, per non macchiare la nostra fede e la nostra bandiera dall'onta del tradimento. Intendo parlare di Agostino Zaccarelli, giovane ardimentoso, pieno di fede comlJattiva, cadu.to primo fra i primi, nella nostra provincia, con l'arma in pugno, 4Biblioteca Gino Bianco
mentre difendeva la sua cooperativa, la sua casa del popolo; quella cooperativa, quella casa del popolo di Correggio che, come tante altre case del popolo e cooperative, dovevano essere distrutte perchè_ il fascismo passasse. - Quella cooperativa che faceva parte di quell'insieme del nostro vecchi.o e glorioso movimento, sul quale si è detto tanfo, al quale si è anche qualche volta iogiustameute irriso, ma cbe costituiva assieme con tutte le altr~ cooperati ve e tutti gli altri nostri sodalizi, quella meravigliosa scuola di preparazione della classe lavoralrièe alla propria emancipazione, come ba riconosciuto Palmiro Togliatti, in occasione del suo passaggio da Reggio E., parlando alla folla reggiana. Lo dissi domenica scorsa, lo voglio ripetere oggi, percbè quel riconoscimento ci è giunto caro ed è sceso al nostro cuor.e di vecchi socialisti reggiani. Ha detto Togliatti; ~ Dai lavoratori e braccianti reggiani siamo venuti ad imparare come si prepari la Società Socialista, come si lavora per creare la Società Socialista;• cbe non può essere soltanto il risultato di una manifestazione di entusiasmo e di entusiasti. ma che può essere soltanto il risultato di un opera feconda fatti va, imiistente, consistente di una classe preparata e capace di assurgere a padrona dei propri destini. Noi non potevamo non ricordare che questa nostra terra è stata macchiata anche dal sangue di un altro· nostro buono e caro compagno, buono nel significato pieno, assoluto, completo della parola: Antonio Piccinini. Buono e caro: caro perchè ci fu particolarmente ,vicino nelle ore più dure e difficili della nostra disfatta. Perchè fummo sconfitti. E' inutile cercare delle giustificazioni: fummo sconfitti; ma non è vero che gli _sconfitti abbiano sempre torto, perchè i fatti sono qui -5 Biblioteca Gino Bianco
vivi sotto i nostri occhi che padano a voi e per voi perchè non dimentichiate, perchè sappiate trarre ammonimento dal risultato del triste esperimento che abbiamo vissuto insieme, per prepararvi al domani, che non ci potrà mancare se sapremo veramente trarre da questo insegnamento la sua logica conclusione. Dirò dunque: non potevamo trascurare il nome di Antonio Piccinini. 11 feroce delitto fece rabbrivid·re i nostri animi e stordì la popolazione. Dunque, poteva essère possibile rapire un uomo,_ portarlo via, mentre tranquillamente al modesto desco famigliare se ne stava consumando la parca cena di lavoratore con i suoi due figli~ Poteva essere possibile questot' La tecnica del delitto E fu possibile, e fu possibile perchè la bestia umana ormai scatenata non si fermava e non si fermò di fronte a nessun delitto. Perchè-contjnuò dopo, perfezionò il sistema. Non i'apì più quando si accorse ( edel resto lo confessò per mezzo della parola del suo capo); ~he lo stesso delitto Matteotti era stato un errore potitico perchè aveva sollevato la coscienza morale di di tutto il mondo contro il fascismo, che bisognava salvare la faccia, mutare la forma. Non rapì piu i deputati per la strada; non andò più nelle case a rapire gli uo:::µini perchè fossero poi ritrovati il mattino successivo luogo la riva di un fossato crivellati• da colpi di rivoltella, esangui percbè la morte non era stata - data dalla rivoltella, ma dalla tortura inflitta nella porcilaia, ultima ignominia di questa gente -prava e malvagia. Non andò più a prendere gli uomini e farne vedere i cadaveri per le strade: li chiuse nel carcere 6Bibhoteca Gino Bianco
e nel carcere li fecaJ morire, come Antonio Gramsci. Antonio Gramsci sta al disopra di tutti i martiri che hanno lasciato la loro vita nel carcere, lontano dalla famiglia, dopo mesi e anni di sofferenze e di tormenti s'ta a testimoniare il nuovo metodo scientifico del fascismo, impaurito dalle conseguenze dell' assassinio dì Giacomo Matteotti. E gli italiani, amanti della libertà più che della loro vita, perseguitati. esuli, dovettero varcare i confini e andare altrove a cerca1·e un'ora di riposo e la possibilità di salvaguardare la loro vita per preservarsi per le battaglie del poi: ma· anche là giunse la mano di un sicario armato dal pazzo che si voleva vendicare e che della vendetta ha fatto lo scopo della sua vita, avendolo giurato il giorno in cui lo cacciarono a pedate dal Partito Socialista. Carlo Rosselli si era rifugiato in quella generosa terra di Francia, ove tanti nostri compagni riuscirono a trovare respiro, asilo e pane, talchè ·per alcuni divenne quella terra la seconda patria, veramente madre e non matrigna, come questa che ·li aveva costretti a scappare, ad andarsene perseguitati e vilipesi. La mano del sicario arrivò fin là e Rosselli è caduto, e con Rosselli tanti altri. E non parleremo di altri perchè questi ultimi nomi ché abbiamo citato possono bene, presi insieme, simboleggiare il martirio di tutto il popolo italiano, perseguitato per un quarto di secolo dai suoi nemici interni: · Giacomo Matteotti - Agostino Za.cca.relli - Antonio Piccinini - Antonio Gramsci - Carlo Rosselli di essi e per essi, per voi, possono assere ricordate le' parole che si attribuiscono a G. Matteoti e riferite da .. -7 Biblioteca Gino Bianco
uno dei suoi sicari. Le abbia veramente dette o non le abbia dette, questo oon importa; quello che importa e che è certo, è cbe lo spirito cbe è in queste parole · · ben sintetizza il valore del loro sacrificio, non soltanto di quello di G: Matteotti. ma di tùtti coloro che come quei cinque sono caduti durante questo periodo: ·' Uccidete me, ma la idea che è in me non la u,cciderete mai. La mia idea non muore. I miei bctmbini si glorieranno del loro padre. I lavoratori benediranno il mio cadavere. Viva il Socialismo." L' antifascismo della classe operaia Queste parole cbe si attribuiscono a G. Matteotti simboleggiano il sacrificio e il martirio d.i tutti coloro che sono caduti: le loro idee non sono morte, la libertà per la quale sono caduti è ritornata e di questa libertà voi avete l'obbligo e l'onore di fare l'uso che meglio potrà consentire di onorare questi morti, come andremo a vedere fra poco. Queste parole sono scolpite a caratteri d'oro in questo lugubre periodo testè cl1iusosì e stanno a testimoniare che questi uomini non sono caduti invano, percb~ la classe lavoratrice ha, seguendo il loro esempio, continuato ad opporre resistenza al nemico interno che si era impossessato di tutto e che senza controllo alcuno esercitava il suo dominio. Io mi sono chiesto, quando i miei compagni mi banno proposto di parlare oggi qui in rappresentanza della Ft>derazione Socialista, « Ma sono io veramente degno di parlare di questo uomo1 • - e ho pensalo anche 8Biblioteca Gino Bianco
(scusate) « Ma è veramente questo popolo degno di commemorare quest'uomo~» Ed bo risposto ((Si». Ho risposto si percbè io come tutti noi e come tutti voi, come classe operaia, ci siamo sempre, sempre, sempre e soli, soli, opposti al fascismo. · E' il nostro titolo di gloria, del quale andiamo orgogliosi e del quale non andremo mai abbastanza superbi. La classe lavoratrice da sola si oppose nella prima, nella seconda e nell'ultima ora a questo esperimento r.he doveva condurci dove ci ba condotti. E quando noi oggi rivendichiamo per la classe lavoratrice il posto di prima fila, di maggiore responsabilità, ma anche di maggior onere; di maggior peso, di maggior sacrificio nell'opera di ricostruzione, rioi questo primo posto lo rivendichiamo perchè alla classe lavoratrice dev'essere riconosciuta la priorità di questa opposizione tenace, che non defletlè mai, al fascismo e" alla sua volontà di dominio assoluto. Io sapevo però (e per questo ho accettato di parlare), che non venivo qui a commemorare un morto: Giacomo Matteotti non è morto: Matteotti vive, vive tra noi e il suo Spirito ba aleggiato protettore sul popolo italiano ed ha incoraggiato noi, nelle ore lunghe e dure dell'attesa e della lotta clandestina, a perseverare perchè la vittoria non sarebbe mancata. ((Egli vive, Egli è qui presente I», come con felice espressione disse Filippo 'rurati. Questa nobile figura di pensatore, costretto a fuggire dall'Italia come un malfattore, è morto in esilio senza che potesse rivedere la luce della libertà risplendere su questo nostro povero Paese. - Disse Turati. or sono già 20 anni: ~ La coscienza del popolo può essere assopita e compressa, ma non muore». Ecco la verità, -9 Biblioteca Gino Bianco
ecco qui lo spirito di G. Matteotti!che si avv1crna ai nostri animi e ci rincuora perchè, nonostante la durez.- za della lotta, non si abbia a tremare e si tenga duro come, lo giuriamo, terremo duro. ----~- ~-- ; La corruzione l -~ EgiT'è"'èad ufo=pé'réiiè;'TritèrpretedegiT'fnteressC'ét.el Paese e in nome della classe lavoratrice che lo spalleggiava e, ripeto, da sola, intendeva opporsi a che l'esperimento diventasse quel mostruoso totalitarismo che poi vedemmo, lotta va indicando fin dai primi tempi i pericoli cui andava incontro il nostro Paese. r pericoli li aveva indovinati tutti: Egli metteva il dito sulla piaga, m;1 la cosa che soprattutto urtava il deposta ed ed i• suoi sicari ed i suoi collaboratori era il fatto che da competente, da teenico preparato da studi severi e da una coscienza superiore, metteva il dito, sulla cosa che non volevano discussa: sulla oa~saforte. Egli vide che lì era la bruttura del fascismo che intendendo disporre di mili1;1.rdidel pubblico denaro, avrebbe corrotto tutto il Paese; avrebl>e corrotta lo coscienz~ degli it~liant e avrebbe :fatto rinculare di secoli questo povero popolo 0be sta va sforzandosi per di ventare qualcu:rw, qualche cosa e per a1:;1sidersida pari a fianco degli altri popoli civili. E così avvenne. E che così sia avveuuto non avete bisogno che ve lo dimosbd io. La cQrruzione, emanata spoutanea dal corpQ di questo fascismo purolellk>, è s~.lita, è salita, ha invaso tutto e t1;1,tti;si è in~uneat~ in tutti i meandri dell'orga:\lismo p.olit\co ed amministrativo italiano-, e la co10 - Biblioteca Gino Bianco
-scienza civile del nostro popolo, ·1a coscienza morale, -se non spenta, si è assopita; e la gioventù, quella balda gioventù italiana, che aveva saputo combattere tante belle battaglie per la libertà e l'indipendenza del Paese, questa gioventù fu condannata a vivere senza -credere (ecco la tragedia della nostra gioventù: non avere avuto una luce ideale verso la quale rivolgersi per sollevarsi al disopra delle brutture e delle miserie -che la contornavano), questa gioventù fu costretta a vendere la propria coscienza, nella ricerca affannosa -dell'impiego e del posto che era possibile soltanto se la coscienza era assopita. Ecco la peggiore delle infamie ~ la premessa che spiega, se non giustifica, tutto il resto. L'ultimo discorso Compagni, è venuta poi l'ora dell'ultimo discorso. Le elezioni del 199!4, che qualcuno di noi ha vis- -auto, furono l'episodio culminante della violenza col- .Iettiva contro il1 popolo italiano. Matteotti per incarico del suo partito, mette in istato di accusa quasi tutti coloro che sùn:o stati eletti -e in un memorabile discorso alla Camera chiede che vengano annullate queste elezioni. Questo discorso gli doveva co~tare la vità. Egli lo· sapeva· e sapeva da tempo che lo si insidiava, ma non per questo desistetlè <dalla lotta, mai. JiJ ai compagni ed aglì altri colleghi deputati che Io congratulavano per il successo di questo suo dìseorso, egli rispose ·(e fu facile profeta, pùrtroppo !) : « Oggi voi vi congratulate con me, ma (rà , poco in quest'Aula mi commemorerete~. Infatti cinque ,giorni dopo egli' veni va. ucciso. - 11 Bibliòfeca Gino Bianco
Ma, come abbiamo visto, uccidendo lui non s1 e ucciso lo spirito che lo animava, che divenne spirito di tutto il popolo italiano e speci'almente della classe lavoratrice che ha continuato ad opporsi e che nel 1943 con gli scioperi di Torino e di Milano (io cito Torino e Milano percbè è là dove si fa la storia d'Italia, ·non certamente a Roma), pose le premesse per il 25 luglio che segnò l'inizio della vera disfatta del fascismo. E' venuta dopo la brigata nera,· è vero, protetta dai tedeschi; è venuta, si è macchiata di delitti, ma io dico che quasi era necessario: non potev·a cadere il fascismo come un movimento qualunque che ha fallito il suo scopo. Prima di cadere doveva rivelarsi ancora una volta quello che era: una masnada di criminali che doveva fare la fine che ba fatto. Come onorare i nostri Martiri. Noi commemoriamo oggi G. Matteotti e con Lui e per Lui e nel Suo nome tutti coloro che hanno dato la loro vita per noi, per la nostra libertà. Ma G. Matteotti e tutti costoro noi li dovremo onorare (non soltanto commemorare) e gnorarli operando, lavorando ciascuno nel suo campo, ciascuno secondo le proprie possibilità, specialmente voi giovani cui incombe la responsabilità di essere gli artefici del domani di questo nostro Paese. Non siate assenti o giovani, per carità; non siate at;senti percbè il corpo martoriato del nostro Paese grida: aiutai aiuta!, e solo voi, con il vostro ·!-dancio, con la vostra volontà attiva, potrete portare l'aiuto che questo Paese, che questo popolo richiedono. Biblioteca Gino Bianco
Non siate assenti a questa fotta per la difesa delJa libertà così da poco conquistata, ma ancora tanto insidiata e che necessita di presidii capaci se non la vogliamo perdere ancora. 'F. Turati in quel discorso commemorativo di circa 20 anni or sono, disse di G. Matteotti (sperando egli,. come tutti speravano, che la ripercussione del delitto riuscisse a fare cadere la impalcatura del tempio di Giuda che si andava erigendo in Italia) : ~ Presto la Sua ombra sarà placata ~. Purtroppo egli non fu profeta nel tempo, non lo• poteva essere. La Sua Ombra, l'Ombra. di G. Matteotti non è ancora placata e non lo può essere, perchè Matteotti è caduto per la libertà del popolo italiano e l'om- . bra sua sarà placata soltanto quando questa libertà sarà di ventata cosa fuor di ogni dubbio ed indiscutibilmente solida; carne della carne, spirito dello spirito del popolo italiano, e non si vedranno più possibilità di offesa e di ritorno al passato. Ed è a quest'opera, compagni, che noi ci accingiamo. Non è qui il caso nè il luogo di dire come, di segnare programmi, ma una cosa però si può dire: noi ci accingiamo ad operare e voi sarete con noi, perchè finalm~nte la libertà sia salva per sempre e sia cosi placata l'ombra di G. Matteotti e di tutti i caduti per la Libertà. (Il discorso del compagno Simonini, interrotto più -r,olteda applausi, viene alla fine salutato da una lunga ovasione, che si protrae pet· alcuni minuti, dal pub- _blicoscattato in piedi). - 13, Biblioteca Gino Bianco
Parla il Compagno Gombià della Federazione Comunista. Compagni, Incaricato dalla Federazione Comunista di Reggio Emilia di commemorare in questa giornata i Martiri che impersouificano tutti gli altri non ripeterò i nomi che ha fatto il compagno Alberto Simonini perchè -ognuno di .noi li ha ben scolpiti nella mente e nel cuore, ma non posso esimermi di dire àlcune parole su .Agostino Zaccarelli e Antonio Piccinini. Agostino Zaccarelli che mi fu Compagno, che mi fu amico e che mi fu fratello, la sera del 31. dicembre 19~0 alla stazione di Bagnolo in Piano accomiatandòci mi diceva: ~ Caro Attilio .noi stiamo andando verso tempi difficm, la lotta diventa sempre più dura; ricor- ,dati però che il nostro cammino è già scelto ~. Queste le parole che un' ora prima del suo assassinio Agostino ~Zaecarelli mi. diceva. In un comizio, a San Rocco di Guastalla, Aatonio ,Piccinini rivolto al pubblico disse: « Noi avremmo potuto scegliere una via cosparsa di fiori e di lodi, noi abbiamo scelto. in vece la via cosparsa di spine perchè questa ci porterà alla emancipazione delle classi 'lavoratrici •. Non potevo mm ripetere queste testuali parole di .questi due Martiri c:he oggi eome non mai sono pre- ,senti in mezzo a noi. Essi sembravano profeti della loro tragica fine. La datà del 10 giu.gno ha qualche cosa di fatale ,coincidenza. 1-4 - Biblioteca Gino Bianco
10 giugno 19'24: uccisione di Giacomo Matteotti. 10 giugno 1937: uccisione dei Fratelli: Nello e Carlo Rosselli in l!.,rancia con lo stesso sistema e con le stesse armi. 10 giugno 1940: l'uomo di Predappio dichiarava guerra alla Francia e alle potenze Democratiche e avviava l'Italia alla catastrofe, alla rovina e alla miseria affrettando nello stesso tempo il suo tracollo. I compagni che abbiamo lasciato lungo questo cammino sono tutti qui presenti. Essi ci comandano di andare avanti continuare la lotta, portare quella bandiera che essi furono costretti a consegnare nelle nostre mani, più avanti, più in alto. Il fascismo è ricorso a tutti i mezzi per sopprimere i nostri migliori Compagni, per soffocare l' idea ehe li animava e che ci anima tutti quanti. Spartaco Lavagnini ucciso, Peppino Di Vagno ucciso, Antonio Piccinini ucciso, Giacomo Matteotti ucciso, Antonio Gramsci, questo grande pensatore, che Roma.i~ · Rolland definì l' uomo più grande del secolo, ucciso. Non per nupa al suo f)rocesso il Pubblico accusatore, servo della volontà del despota di Predappio, diceva: « questo grande cervello, che è l' anima del Partito Comunista, deve cessare di funzionare •. Quando i famigliari di Gramsci chiedevano il morente, Mussolini ancora una volta glielo negava. Egli non poteva rimanere tranquillo finchè Gramsci aveva ~ncora l\IR. soffio di vita. E tanti altri Martiri, tra i quali Camillo Montanari ucciso d,ai p.rov.Q.catoriin terra di Francia. Il fascismo, per s.opp.rimere questi Compagni non ba indietreggia.lo di fronte a nessun crimine. Esso ha adoperato tutti i metodi pur di liberarsi da questi suoi strenui oppositori. - 15 Biblioteca Gino Bianco
11nostro dovere di fronte ai caduti. Di fronte ai nostri morti abbiamo un gravissimo impegno: Impedire il ripetersi di una situazione che ha permesso la soppressione di questi Eroi, che ha permesso la distruzione delle nostre organizzazioni e delle nostre Sedi. Dobbiamo cercare di trovare la forma e la via per riuscire nel nostro scopo. D•,bbiamo· esaminare il passato. Quali furono le condizioni che ci banno portato al fascismo°? Noi siamo stati battuti e il Fascismo ha potuto vincer~ perchè noi nel 1919-~0 non fummo saldamente uniti. Facciamo tesoro di questo doloroso insegnamento. La mancanza della unità della classe operaia con gli strati medi della Società, in modo particolare la mancanza della unità della classe operaia con i suoi contadini è. la ragione principale che ci ha portati alla sconfitta. Se questo è stato possibile nel 191?2~non dobbiamo ripetere, nel 1945, gli stessi errori, percbè di queste dolorose esperienze ne abbiamo fatte abbastanza e diciamo che oggi noi dobbiamo marciare uniti perchè il ritorno del fascismo, anche sotto ~ma nuova forma, non può essere impedito che con la· completa unità di tutte le forze lavoratrici e progressiste del nostro Paese. Liberiamoci da tutte le scorie del passato. Per riuscire nel nostrò intento dobbiamo far piazza -pulita di tutto quello che puzza di fascismo. Andiamo · Terso la stagione calda e certe immondizie del passato potrebbero provocare una epidemia che noi vogliamo 18 -- Biblioteca Gino Bianco
evitare nell' interesse generale del popolo. Nostro dovere è quello di prevenire questa « epidemia • con una occurata misura profilattica. Ma queste rimangono ancora parole. Occorrono dei fatti. · Dobbiamo andare in me·zzo al popolo, sul luogo ove lavora, organizzandolo inquadrandolo nelle organizzazioni di categoria per difendere il suo interesse. Dobbiamo andare in mezzo ai contarlini sostenendoli nella lotta per la revisione dei patti colonici e dar loro cosciPnza dflla propria forza e prepararli per le battaglie future. Dobbiamo organizzare gli operai, dobbiamo creare le leghe dei braccianti, difendere i Loro interessi. A.gli operai e ai braccianti dobbiamo spiegar loro che non sono i contadini i loro nemici. Cbe non sono i contadini la causa del mercato nero, la causa della rarefazi'lne dei prodotti sul mercato, ma che la causa è dei grandi accapparatori i quali pagano i prodotti a prezzi irrisori al produttore e li vendono a prezzi esager8:ti al consumatore. I contadini coltivatori diretti hanno ben poco da guadagna{e dagli alti prezzi perchè ciò che producono occorre quasi tutto per l' alimentazione della propria famiglia e hanno dunque ben poco da vendere, meni.re gli alti prezzi dei prodotti industriali dei quali loro non possono far senza li danneggiano fortemente. Non vi può essere interesse contrastante tra i lavoratori. L' interesse dei braccianti e dei contadini coincide perfettamente nel miglioramento dei patti colonici, i quali permettendo un. miglioramento nella divisione del prodotto a favore del contadino danno la possibilità di occupare maggior mano d'opera bracciantile senza cbe il contadino ne abbia scapito. - 17 Biblioteca Gino Bianco
Chi sono i veri nemici. I. nemici degli operai e dei contadini sono coloro· che in questo venticinquennio hanno approfittato .del Regime Fascista per esercitare il più bieco degli sfruttamenti e si sono riempiti il portafoglio infischiandosene degli interessi della Nazione, infischiandosene del popolo che lavorava e che soffriva la fame e che ancora oggi tentano di sottrarsi all'elementare dovere di solida.rizza:re con gli italiani bisognosi, di solida.rizzare nella opera di ricostruzione del nostro paese. Questi individui non sono degni di appartenere al popolo italiano. Questi sono dei disertori del dovere· nazionale, questi sono dei traditori della patria e C:)medisertori e traditori della Patria devono essere trattati. (Applausi fragorosi). L' altra parte che costituisce il vero popolo Italiano deve marciare strettamente unita nell'opera faticosa, ardua, ma nobile della ricostruzione. Condizioni che impediscono il ritorno del passato., Non c' è possibilità del ritorno del passato se le· forze del lavoro saranno compatte. Bisogna distruggere i latifondi, bisogna abolire gli incomprensibili, e ormai anacronistici,· privilegi dei grandi proprietari di terrà, dei grandi industriali, dei grandi banchieri. Ed è per impedire il passato che chiediamo e .vogliamo la riforma agraria, la riforma bancaria, la ri-- forma industriale. 18 -- Biblioteca Gino Bianco
Ci sono molti in Italia che quando si parla di ri-- forma agraria vanno nelle bibliotecbe acquistano vo-- lumi ed opuscoli si mettono magari le lenti di ingrandimento pel' studiare, per vedére quale riforma potrà, mai venire in Italia. Quella russa?, quella tedesca~, quella americana o quella di qualsiasi altro paese°? Noi comunisti. con tutto il rispetto e con tutta la, nostra ammirazione per il popolo sovietico diciamo che la riforma agraria che avverrà in Italia non sarà nè russa, nè francese, nè americana, ma sarà eminen- . temente italiana.. Sarà italiana perchè noi consideriamo il popolo italiano sufficientemente in grado di potere decidere della propria sorte, dei proprii destini e possa tracciare la strada che esso dovrà percorrere. E così dicasi della riforma industriale e bancaria che al pari della riforma agraria non potranno essere che il rhmltato della volontà del popolo italiano e dei rapporti di forza esistenti tra le forze della reazione e le forze progressiste. Ho trovato alcuni in giro i quali dicono che il popolo italiano, che le masse lavoratrici non sono sufficientemente preparate a gestire la cosa pubblica per-• chè mancano di capacità tecnica. ' Ho già risposto loro, lo ripeto in questo momento. davanti a Voi compagni lavoratori, compagne lavora-. trici, cittadini tutti, che non occorre frequentare molte scuole, molte università per non rupare per essere onesti. Se il fascismo ha dimostrato una capacità tecnica, l' ha dimostrata nel vuotare le casse dello stato. Di queste capacità tecniche noi non ne abbiamo, bisogno, possiamo farne benissimo senza. 19 - Biblioteca Gino Bianco
E come si fà ad amministrare rimauendo onesti, lo avete visto in Camilio Prampolini. {Il pubblico scatta in piedi e applaude per alcuni minuti). Camillo Prampolini. Camillo Prampolini che amministrò numerose ricchezze e che vecchio e bisognoso di cure, percbè afflitto da :i;nalatlia, dovette ricorrere ai compagni perchè non aveva un soldo per entrare nella casa di cura. Ma ci sono altri, Bellelli, Zibordi e Luigi Roversi e tanti altri amministratori di semplici cooperative o di leghe di resistenza o altre organizzazioni che hanno saputo magnificamente amministrare senza rubare. Tutti morirono. poveri dopo di avere amministrato ricchezze immense o notevoli. Diritto delta Classe Lavoratrice. Ed è per questo che diciamo che alla, classe lavoratrice spetta la direzione dell'amministrazione dello Stato perchè essa non può rubare a sè stessa in quanto tutte le ricchezze, tutti i tesori sono il suo frutto. Vogliamo <Juindi la classe lavoratrice al potere, perchè è ad essa che spetta, percbè ha le capacità necessarie e sufficienti di potere governare. · Ai C. L. N., che si sono db:10strati così capaci nella lotta della _liberazione Nazionale scacciando il nemico nazifascista dal nostro Paese facendo trovare all'arrivo degli Alleati (spettacolo insueto) le città e le campagne ormai franche, spetta il compito della direzione dello Stato. -20 --- Biblioteca Gino Bianco
; La Costituente. Come condiziOne del non ripetersi del passato noi vogliamo un'altra cosa: « La. Costituente ». Noi siamo democratici e vogliamo che al popolo italiano sia dato la libel'tà di esprimere il suo parere sulla eventuale trasformazione della forma coslituzio-· nale dello Stato. A coloro che in questo ultimo decennio ci domanda vano che cosa volevamo fare, noi comunisti abbiamo sempre risposto : ~ Noi comunisti non faremo nulla di quello che il popolo Italiano non vorrà, faremo tutto quello cbe esso vorrà ». Che noi siamo rimasti fedeli a queste nostre affermazioni lo dimostra il fatto che noi repubblicani per principio, repubblicani per la nostra ragion di .essere, noi della questione monarchica non rie abbiamo fatto motivo di divisione sociale, in attesa che il popolo italiano liberamente potesse esprimere il suo parere. Ma oggi è venula l' ora della decisione. i Comunisti elementi di ordine nuovo Noi siamo quindi veramente democratici e veramente elementi di ordine. Certo noi siamo contro un certo « Ordine » ed è quell' «Ordine~ che ha procurato al nostro Paese tante miserie e tanti lutti che ha permesso che da una parte ci si facessero dei milioni e che dall'altra parte si morisse di fame, e chè ba portato l' Italia ad uno Biblioteca Gino Bianco
~lato che forse rion ha riscontri neha storia se non risalendo alla caduta dell'Impero Romano. Noi siamo per un altro ordine ed è l'ordine della ricostruzione materiale e morale . del nostro Paese. Il nostro ordine è quello della pace, del benessere sociale del popolo italiano. Compagni, come ha detto Simonini, rfaffermo che bisogna rivedere quali sono le condir.ioni che ci permettano di impedire il ritoro·o del· vecchio '« Ordine». Il dovere dei Giovani. l~ qui mi rivolgo in modo particolare ai giovani. A voi giovani incombe una grave responsabilità: proseguire l'opera che noi abbi.amo incominciata. A voi il compito di pottare a termine-l'opera della ricostruzione. totale del : nostro paese, ricondu-rre la nostra Patria alla completa indipendenza, a Voi di portare la classe lavoratrice a quell' ema cipazioue che da secoli giustamente attende. Quando noi, come vi dicev~ prima, avremo spazzato via tutte le vestigia del passato, allo_ra soltanto potremo dire di avere piantato gli ultimi chiodi sulla bara del fascismo e della reazione. Giovani, donne, operai, contadini, intellettuali, cittadini tutti. tntti uniti per la completa liberazi_one del ·nostro paese per la ricostruzione della nostra Patria rovinata; tutti uniti per la democratizzazione dell' Italia, per la Repubblica Democratica, per la riforma Agraria 1 Bancaria, Industriale, per il benessere Sociale. 2~ - Biblioteca Gino Bianco
Viva l'unità della Classe Lavoratrice con le Forze Progressiste Italiane. ( Applausi calorosi). ' Parla il Prefetto. Io ho voluto partecipare al vostro comizio perchè . desidero che anche l'autorita ufficialmente costituita dia la sua adesione affettuosa e cordiale a questa vostra e nostra manifestazione che vuole ricordare iJ sacrificio cruento dei nostri fratelli che sono caduti per l'infama violenza del regime fascista. Giacomo Matteotti: il nome è una bandiera. Io ricordo che nel 19'!4,; quando le folle italiane furono percosse· dal tra·gico annunzio, io dissi (e lo dissi anche a voce alta): 'rutte le città italiane avranno una piazza intitolata al nome di Giacomo Matteotti. Quando più tardi Carlo Rosselli, 'il mio compagno Rosselli, 'fu vittima dei sicari fascisti, io intravvidi :che quel nome unito e quello di Matteotti, sarebbe stato la bandiera .:del popolo lavoratore italiano, il quale fino a ieri è stato ingannato tla un regime di violenza e di schiavitù' e oggi finalmente ha trovato nella libertà e nel lavoro quel benessere che solo gli può essere fornito dalle nuove idee che si vanno affermandq; quel popolo lavoratore. che, attraverso i suoi uomini, ba conquistato il potere e lo manterrà contro chiunque. Ho presieduto poc'anzi ad una riunione della polizia: della nuova Polizia Partigiana e ho detto a coloro cbe erano presenti le mie idee_.Ho dato le direttive. Sono 1 30 partigiani che sono entrati nell'orbita dello Stato (voce: troppo pochi I), per ora, per portarvi il soffio delle nuove idee. Ho detto loro: abbiamo conquistato il po• ...:.. \t3 Biblioteca Gino Bianco
tere, lo dobbiamo mantenere, lo dovete mantenere . voi dando l'e~empio dell'oneetà e della dirittura, della legalità e dell'ordine. Ma se qualcuno osasse avere dei ricordi nostalgici, noi useremo tutte le forze cbe abbiamo, ufficialmente e, se del caso, anche non ufficialmente. Non ho più niente da dire perchè Simonini e Gombia vi hanno parlato da quegli uomini di fede, di battaglia e di audacia che sono; ma se una parola ancora voi consentite che io dica, essa è rivolta a voi per invitarvi ad esaltare nel lavoro e nella disciplina la memoria dei nostri martiri. L'Italia si è liberata dal fascismo e dal naiismo: ora abbiamo qualche cosa d'altro da fare; per far questo bisogna dare uno spettacolo di maturità politica, bisogna far vedere che non abbiamo bisogno della tutela di nessuno. Abbiamo combattuto per 20 anni contn il fascisrno, abbiamo combattuto dal 19~(?.iD una lotta clandestina che ha sfibralo anche i migliori. Noi siamo capaci cli amministrarci da soli e se vogliamo ottenerlo dobbiamo dimostrare di essere all'altezza di tutte le nazioni civili del mondo; andiamo avanti sulla !lrada del lavoro e della redeniione. (Applausi). \MBiblioteca Gino Bianco I I
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