- 13 il.i lavoro e di consumo, di aziende ag-ricole, di municipalizzazioni, le quali, in nuce, recavano il fulcro della società di domani. Ma non fu possibile. Il massimalismo - e il comunismo suo padre spirituale e suo padrone dispCltico - con la pericolosissima rivoluzione del,le chiacchiere e con le v_iolenze odiose e inutili, con gli scioperi a catena, mentre da un lato spaventavano sempre più l'opinione pubblica ( per quell'errore psicologico in cui cadono così di sovente 'i demagoghi, i quali non comprendono che, dopo un periodo di guarra, cioè di disagi, di sofferenze, di lutti e di rovine, l'uomo è fisiologicamente portato ad un ritorno alla normalità, alla tranquillità, in una parola all'ordine, onde finisce per accettarlo da qualunque parte gli v!)nga offerto o promesso), dall'altro non riuscivano che a irritare quella piccola borghesia con la quale sarebbe stato necessario collaborare. Avvenuto questo isolamento, sarebbe intervenuta la grossa borghesia, sa, ebbero intervenuti i magnati dell'industria, i latifondisti, i plutocrati, che, avendo in mano le leve di comando, ·avrebbero scatenata l'offensiva, centuplicando la ritorsione, determinando uno stato <li violenza ben maggiore. Ma quello era il tempo in cui le folle dicevano : ~ o tutto o nulla» - ed anche: « tanto peggio, tanto meglio ». Compagni e amici, ditemi, non vi par for,,e che q·uesla storia, che è di ieri, sia anche la storia di oggi f Matteotti vide che tra il socialismo suo e dei suoi maestri, e quello dei massimalisti e dei comunisti, vi era troppo divario, per cui la differenza iniziale andava via via tramutandosi in abisso. Egli avverti va che non si può onestamente combattere la dittatura borghese ( che non esiste, come ha dimostrato chiaramente Prampolini, perchè la borghesia è sorretta dalla m;,ggioranza, della quale fa parte anche un largo strato dC classe lavoratrice che vota per essa nelle eleilioni ), e nello stesso tempo minacciare di instaurare la dittatura del proletariato, che poi non si risolve che in una dittatura di pochi oligarchi sul proletariato. Non si invoca la libertà per p'oi farne scempio non appena ha servito. Non si invoca la democrazia per rinnegarla quando nòn fa più comodo, o sembra non faccia più comodo. Biblioteca Gino Bianco
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