Renato Marmiroli - Giacomo Matteotti

11 lungo e in largo dagli oppoRti eserciti; ma, soprattutto, c,on il crollo degli spiriti, il più grave e il più lungo da ripararsi. Questo è il bilancio di quel regime che, sopprimendo Giacomo Matteotti e sotterrandolo malamente io una boscaglia romana, aveva creduto d'impadronirsi d'Italia e di cambiare il corso della storia. * * * « Capo di Stato Maggiore» fu cbiamalo Matteotti. E veramente lo fu con la ,sagacia, la sapienza, l'avvedutezza d'uno stralfga che . lutto soppesa, tutto calcola, tutto valuta. Egli conosceva il nemico che doveva combattere, il nemico di destra e il nemico di sinistra. Nel primo dopo guerra - come voi sapete - .c'era stata una lacerazione nel Partito socialista. Ce n'eran state tante anche prima, dal giorno io cui, uel 1892, a Genova, era sorto il partilo socialista dei lavoratori Può dirsi che la crescita di quPslo partilo sia appunto contrassegnata da queste lacerazioni. Destino dei partili nei quali mollo si discute, destino inevitabile e per un certù senso anche benefico. Ma il disagio del l919-19'i!:!l era forse soltanto paragonabile a quello del 189:!l fra socialisti e anarchici. Erano due anime che si contrasta vano, due mentalità di verse e opposte. Matteotti vede1•a gli errori di quel dopo guerra, indovina va le conseguenze, calcolava gli effetti. Sa"peva anche che una saggia iniziativa socialista avrebbe potuto essere di grande vantaggio per la cla~se lavoratrice e salvare nello stesso tempo il Paese stremalo dallo sforzo bellico. Ma nel vedere gli errori e le imprudenze della classe lavoratrice, vedeva anche e sapeva che la parte reazionaria del Paese attendeva questi errori e facendo leva su sentimenti radicali nell'animo di ciascun popolo che non sia imbastardito, li avrebbe vòlli a proprio profitto. Egli vecleva e sapeva che la violenza è saola e necessaria soltanto quando respinge un'altra vwlenza, quando cioè è legittima difesa, quando è l'atto estremo d'una liberazione non di versameote risolvi bile. Egli era contro la paccottiglia letteraria della « violenza levatrice della storia» e contro il mito dello sciopero generale. Perciò ripudiava la violenza come metodo perchè è oltretutto antieducativa, distraendo le masse dalla pazi,mte lolla di BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==