-9 ~fa da quella fossa. dalla Quartarella, si sprigiooò una luce abbagliante. La luce del martirio, che avrebbe lrioofalo, o tosto o tardi, ma sicuramente. li vecchio re, curvo sulle mooele, non s'avvide oè allora nè mai di quella luce. .. * * La salma partì per la terra natale. ·Ma non fu un'apoteosi. Il Governo non volle. I compagni della vittima non osarono. Maocò in quell'ora la voce d'un Mirabeau, mancò l'uomo audace che tagliasse la gòmeoa, cht- crollasse il re fellooe, cl:ie portasse l'llalia più avanti e più io alto. Io faccia all'avvenire. Non è rampogoa questa, non vuol esser rampogna. Il ragionamento, la prudenza, la persuasiooe che nella legalità si sarebbe ·vinta la batuiglia, consigliarono di non discostarsi da una via nella quale fummo iovece battuti. Sarebbero occorse le « teste calde,. del primo Risorgimento, sarebbe occorsa la divina audacia d'un Maz,zioi, l'impeto d'un Garibaldi, il freddo calcolo d'un Bertani. Ma allora la prassi rivoluzionaria non aodava oltre lo sciopero generale, che là dove non era una sassaiola contro i «cappelloni,. con relativo codazzo di morti o di feriti, si riso! veva io qualche giorno di feslevole vacanza. Il nemico ·che si doveva combattere non pontlva limiti alla propr/a audacia. Non si arrestava alle soglie del delilto, ma le varcava senza titubanza. Capì che i compagni del Morto, che tutti i fratelli che si riconoscevano nella libertà non avrebbero osatò. E quando le schiere armate delle sue milizie passarono a squillo di fanfara ·sotto le finestre del capo del governo, mandante nell'assassinio, la battaglia era perduta. Ma il Morto era ancora e sempre vivo. Visse e vive ancora. Per questo oggi noi non lo commemoriamo, ma soltanto lo ricordiamo. * * * Aveva detto Piero Gobetti, un liberale della buona ecuola, uno di quelli che credevano realmente nella libertà, un uomo che doveva anch'egli esser vittima del fascismo: « Col cinismo Biblioteca Gino Bianco
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